FUTURO ANTICO, Walter Maioli e Riccardo Sinigaglia

Futuro Antico

Le due ristampe di Futuro Antico, senza ombra di dubbio, sono tra le migliori uscite di quest’anno. Sia chiaro: non dimentichiamo che ci sono state anche delle ottime cose nuove, d’altronde non abbiamo mai mancato di sottolinearlo. Questi due lavori però hanno una qualità su tutte: l’essere fieramente senza tempo, la capacità di permetterci un viaggio ideale senza dimenticare melodia, improvvisazione e anche una notevole perizia esecutiva. Ringraziamo dunque i due musicisti, Walter Maioli e Riccardo Sinigaglia, per averci permesso di approfondire queste musiche tanto lontane nel tempo, quanto eternamente efficaci nel risultato finale.

Ciao Walter e Riccardo. Parlatemi di come e quando è nata l’idea di ristampare i due lavori di Futuro Antico, e di come siete venuti in contatto con la milanese Black Sweat Records.

Walter Maioli: Davide ci ha contattati.

Riccardo Sinigaglia: Sì, Davide ci ha contattati e ci ha proposto la ristampa, idea che abbiamo accolto con grande piacere.

Siete passati attraverso esperienze importanti, come The Doubling Riders e Correnti Magnetiche per Riccardo e gli Aktuala per Walter, che vanta una storica collaborazione col compianto Claudio Rocchi. A che punto della vostra carriera di musicisti arriva il progetto Futuro Antico, e perché in sostanza dura cosi poco tempo? Ci sarà successivamente un disco del ritorno (Intonazioni Archetipe nel 2007).

Walter Maioli: Nel 1980 ritorno da un lungo viaggio di tre anni in Oriente, con la necessità di coniugare natura e acustica con l’elettronica. Dura poco perché nei successivi anni mi trasferisco, prima in altri luoghi in Italia per dei brevi periodi (Bologna, il Salento), poi ad Amsterdam per tre anni.

Riccardo Sinigaglia: Siamo stati affascinati dall’idea di usare tecnologia e strumenti acustici tradizionali, primitivi, e oggetti sonori. Io prima di Futuro Antico lavoravo con Roberto Cacciapaglia e il suo ensemble, e facevo anche concerti in ambito più classico-contemporaneo in posti come la Piccola Scala, l’autunno musicale di Como e simili. Poi facevo parte della cooperativa “L’Orchestra”, presieduta da Franco Fabbri degli Stormy Six e Moni Ovadia. Anche in seguito ho lavorato molto con musicisti che venivano da quelle esperienze. Poi, non ricordo esattamente perché, non abbiamo proseguito, forse non riuscivamo a trovare abbastanza concerti, dato che la nostra proposta era molto estrema, nulla a vedere con le melensaggini new age, volevamo fare della musica che trasformasse noi e gli ascoltatori sia fisicamente sia psichicamente.

Come fu accolto il lavoro all’epoca? Sentivate già che gli Ottanta avrebbero, in parte, inevitabilmente cambiato i connotati della cultura e della società italiana?

Walter Maioli: Il lavoro fu accolto molto positivamente sia dalla stampa alternativa, sia da alcuni grandi maestri del conservatorio milanese, ma non potè mai essere diffuso come si doveva in radio e nei circuiti ufficiali dei concerti, come del resto tutta la musica che produco da decenni. Non essendo canzonette, né rock o jazz, e neanche pura orchestra classica, non ha circuito. Essendo musica proveniente dal futuro, si può comprendere bene quanto ha influenzato schemi sonori, culturali e sociali che ora sono il presente, anche se il viaggio non è ancora finito, infatti nel 2007 abbiamo pescato ancora da un più lontano futuro.

Riccardo Sinigaglia: Molti erano entusiasti, ma poi negli anni Ottanta tutto il movimento alternativo è andato sempre più frantumandosi.

Walter e Gabin Dabiré oggi

Quando ascolto la vostra musica (che definite etnoelettronica ed archetipica) penso ad un periodo storico dove molta di questa diventava “politica”, forse anche per necessità espressive. Voi avevate invece un approccio più “escapista” forse, meno all’apparenza “urbano”, e men che meno di tipo “politico”, ne convenite?

Walter Maioli: Il mondo da dove proviene Futuro Antico non ha politica, né religioni, ma pura coscienza universale, cosmica.

Riccardo Sinigaglia: Come ho detto, facevo parte anche della cooperativa “L’Orchestra”, a cui partecipavano tutti i musicisti della sinistra milanese, ed anche io mi sentivo di quella parte, però per me era importante anche il lato spirituale.

Quindi vi chiedo che aria si respirava nei Settanta in Italia. Fatemi un sunto personale di quel periodo così travagliato, che io praticamente no ho vissuto (sono nato nel 1976).

Walter Maioli: I Settanta… la storia è stata grandiosa sino al ‘76, poi è arrivato il periodo buio. Per fortuna sono stato dal 1976 al 1979 in Himalaya, dove ho cresciuto Luce, mia figlia nata nei boschi dell’Appennino pistoiese nel ‘76. Sarebbe una lunga storia da raccontare.

Riccardo Sinigaglia: Sembrava che stesse nascendo una nuova società, c’era molta speranza, non ci si preoccupava di soldi e lavoro, anche perché se ne trovava senza problema. Io frequentavo molti ambienti perché mi piaceva conoscere mentalità e visioni diverse del mondo. Purtroppo i tanti movimenti politici erano divisi su tutto, e così, anche se il movimento sembrava forte, si è alla fine autodistrutto.

Gabin Dabiré

Com avvenne l’incontro con Gabin Dabiré? È ancora attivo come musicista, vero?

Walter Maioli: Gabin è uno dei personaggi chiave della mia vicenda umana, il rappresentante dell’Africa. L’ho conosciuto a Kathmandu nel ’77. Quante storie insieme… orchestra di vetri… ed essenza del suono con Elena Trissino dal Vello D’Oro.

Riccardo Sinigaglia: Mi sembra che avesse conosciuto Walter in Nepal, e così quando è arrivato in Italia si è unito subito a noi. Ci sentiamo spesso, ha partecipato poi anche ai concerti che facevamo come Correnti Magnetiche col violinista Maurizio Dehò, che suona sempre con Moni Ovadia e Tommaso Leddi, che era violinista e mandolinista degli Stormy Six. Ora sta partendo per il Marocco, dove farà dei concerti. Con gli stessi abbiamo partecipato anche ai dischi dei Doubling Riders.

«La tecnologia è uno strumento, in sé è neutra e può essere usata per scopi positivi o negativi». Questa dichiarazione (tratta dal sito soundcenter.it) secondo me racchiude tutte le “problematiche” legate al modo di utilizzarla. Come vedete quindi l’uso di Internet?

Walter Maioli: Internet è la rivoluzione, creato dalla mia generazione, il sogno che abbiamo proiettato si è avverato. Ora non consumo più carta, non vado in posta, e comunico con tutto il mondo in tempo reale.

Riccardo Sinigaglia: È una grande opportunità che mette in contatto chiunque con ogni parte del mondo, naturalmente bisogna saper esercitare uno spirito critico e non credere a tutto quello che c’è in linea. Però, se un tempo potevi comunicare solo con le persone a te vicine o intrattenere rapporti epistolari che abbisognavano di molto tempo tra domanda e risposta, ora è tutto immediato e puoi collaborare con chiunque in ogni parte del mondo: questo imprime una accelerazione delle conoscenze che non è mai stata possibile prima. Ai tempi di Doubling Riders facevamo già collaborazioni internazionali, preparavamo una base, spedivamo il nastro magari in America, e poi il musicista ci rispediva un altro nastro con la sua parte aggiunta. Naturalmente era necessario molto tempo, ogni volta mesi, oggi si può fare all’istante e ci si può anche vedere e provare insieme con Skype.

Riccardo Sinigaglia

Cosa pensate possano insegnare le vostre composizioni ai musicisti di oggi? Credete che sia cambiato tanto il metodo di comporre?

Walter Maioli: Ora la musica è troppo clonata, ritmi e suoni standardizzati, poco umana. Mentre Futuro Antico ha suoni acustici naturali, con elettronica pilotata da un maestro che sa come impiegare la tecnologia a favore dell’evoluzione umana, Riccardo Sinigaglia.

Riccardo Sinigaglia: Il valore della condizione, la curiosità per mondi e culture diverse. Io insegno in conservatorio, e ultimamente trovo sempre più apertura mentale negli allievi e voglia di superare i limiti dell’accademia. Ho ragazzi che lavorano nell’ambito della techno e ci scambiamo stimoli interessanti.

Seguite dei gruppi e degli artisti in particolare? Acquistate regolarmente musica?

Walter Maioli: Seguo l’evolversi del linguaggio musicale, nel bene e nel male, poi ho i miei particolari amici, anche loro provenienti dal futuro dorato come Jon Hassell, Zi Goa Hiu, e poi i persiani, prima fra tutte la scrittrice e regista Afsoon Sheshbooloki.

Riccardo Sinigaglia: Mi piace ascoltare di tutto, purché sia fatto con passione ed originalità.

Mi piacerebbe concludere l’intervista con un vostro consiglio su come preservare le nostre esistenze dalle nefandezze della società odierna.

Walter Maioli: Pensare al senso più profondo della vita, sul passaggio su questo pianeta, in questa dimensione, sintonizzarsi sulla natura, l’amore in tutte le sue sfaccettature, ascoltando l’usignolo mentre canta alle stelle ´¯`•♥•´¯`, e che l’onda sia con voi )))))

Riccardo Sinigaglia: Io ho preferito stare fuori dai giri ufficiali, li conosco troppo bene e li trovo sterili. Per me è importante la qualità della vita, e quindi abito in campagna, dove la mattina posso uscire e farmi una passeggiata nel bosco senza vedere nessuno, tanto per i rapporti c’è la rete. Per avere il grande successo bisogna dedicarsi alla pubblicità ed ai rapporti con politici, critici… e dedicare la gran parte del tempo a questo, in pratica è più il tempo che si passa al telefono che quello che resta per fare musica. Poi bisogna frequentare gli ambienti giusti, feste e avvenimenti mondani, dei festival per non farsi dimenticare. Ho provato un po’, ma poi mi viene la nausea, mi sembra in contrasto col significato della musica che faccio. Ho l’impressione di diventare schiavo a seguire quel modello, però non giudico o critico chi lo fa, è una questione di scelte di vita e priorità.

Walter Maioli