SIMILOU, Inferno Bizarro

Non è facile costruire mondi. Ancora più difficile è caratterizzarli, dando ad ambienti diversi una propria impronta specifica. Similou, nuovo progetto solista di Vinz, già con i Movie Star Junkies, riesce proprio in questo intento. Parla la lingua della library music, ma lo fa come se un vecchio cowboy con la chitarra smanettasse su dei nastri nel retro umido di un saloon. D’improvviso gli ambienti diventano rigogliosi, caldi, grondanti umori. Ci trascinano con sé in mondi immaginari: a tratti schiattando blandi, a tratti giocando con maracas e voci (“P.O.J.” è sintomatica in questo senso), rimanendo sul filo di nenie limacciose, più o meno blues, più o meno esotiche. Man mano che le canzoni girano sembra che i fumi e le gradazioni dell’alcool evolvano: roba senza etichetta, di un colore verdastro, sapore acre o dolciastro, bevuto come se fosse l’ultima cosa a nostra disposizione, asciugandosi le labbra con il dorso della mano.

Ci si ubriaca con questi bozzetti: ne vorremmo sempre più, vorremmo vederli evolvere in canzoni vere e proprie, canzoni che possano mantenere quell’equilibrio instabile e caracollante che fanno sembrare Similou un giovane Nick Cave alle prese con i coccodrilli e le tastiere giocattolo, come in “Fire And Flames”. Ma poi, riflettendoci, già le strumentali sono fantastiche quindi faccia quel che vuole Vinz o Similou, basta che continui in queste paludi a farne ed a farcene avere, nei secoli dei secoli: noi promettiamo di continuare a sbandare e di continuare a sbandare a ritmo, amen.