SIAVASH AMINI – EUGENE THACKER, Songs For Sad Poets

In Cosmic Pessimism e nel successivo Rassegnazione infinita – tradotto recentemente da Claudio Kulesko per NERO – Eugene Thacker si chiede se anche il pessimismo non sia degno di avere i suoi santi patroni. Ossia poeti, filosofi, letterati e mistici che abbiano contribuito a descrivere con la propria vita e i propri lavori le diverse sfumature del pessimismo. Tradizionalmente, prosegue Thacker, i santi patroni assumono il proprio nome in base al luogo dove sono nati o dove è avvenuto il loro incontro con l’ultraterreno. Si può applicare lo stesso principio anche per il nostro caso, enfatizzando i luoghi dove il pessimismo ha incontrato i suoi migliori testimoni. Le otto tracce di Songs For Sad Poets del compositore iraniano Siavash Amini ci guidano in questo tour presentandoci altrettanti ambienti sonori. Ogni singolo pezzo, infatti, è dedicato ad un poeta maledetto ed è accompagnato da una poesia scritta dallo stesso Thacker. La prima traccia, intitolata a Gérard de Nerval, ci accoglie con movimenti lenti e spettrali, creando una continua idea di sospensione. Rinchiusi all’interno di un edificio abbandonato, accogliamo con curiosità e stupore la comparsa di nuovi suoni, che riecheggiano assieme ad altri mentre piano piano si dipanano. L’arrivo di rumori da una fonte musicale distante trova il suo senso grazie all’ultimo paragrafo della poesia scritta da Thacker, “Black suns/ More luminous/ Than night. Stellar creatures”. L’esterno cosmico si è infiltrato nell’edificio. Il silenzio che intervalla una poesia dall’altra, e un pezzo dall’altro, ci prepara al prossimo paesaggio.

“A Quiet Glow (For Chūya Nakahara)” è un luogo paludoso formato da sibili, fruscii e mormorii provenienti dalle creature anfibie che si muovono sotto la superficie della vibrazione musicale: “The glow of/ Wilted creatures/ Extinguished in the/ Soil of dead stars”. Nella terza traccia ci accoglie invece l’atmosfera opprimente di una camera nella quale le sonorità si depositano come polvere e sporco sulle superfici. Sfere sonore anomale, “Anomalous spheres, creano delle brecce uditive durante tutte la durata di “Burnt Black Eyes (For Sadeq Hedayat)”, fino a formare un unico grande ammasso in grado di saturare completamente lo spazio acustico (la versione non editata della traccia rende questo movimento decisamente più violento). Seguendo la coda lasciata dalle ultime sonorità si apre un paesaggio invernale, che segna così l’inizio della quarta traccia “Demented Skies (For Alejandra Pizarnik)”, l’unica zona di questa prima parte di album in cui la sensazione di trovarsi in un luogo ostile diminuisce progressivamente.

Il secondo volume di Songs For Sad Poets introduce un radicale cambiamento, tanto a livello spaziale quanto a livello musicale. I suoni iniziano a formare movimenti cosmici, abbandonando i luoghi terrestri delle prime quattro tracce, perdono il loro stato condensato per divenire elementi aeriformi. Parallelamente, la poesia di Thacker dedicata a Giacomo Leopardi rivolge la propria attenzione in direzione della caduta della terra in cieli cosmici (The earth falls/ In cosmic skies. Ruins quietly eclipse/All that dies). La quinta e la sesta traccia si presentano in questo senso come luoghi adiacenti. Anche in quest’ultima, infatti, la sensazione dominante è di trovarsi in una posizione sospesa mentre si contempla inermi il passaggio da forme solide a forme gassose. Sono proprio le disgregazioni dei suoni a creare dei punti di congiunzione e di passaggio tra le due tracce.

È solo con la successiva “A Shape Forlorn (For Zhu Shuzhen)” che i suoni ritornano a formare un terreno più solido, anche se decisamente non familiare. Versi stridenti e acuti si accavallano formando una foresta aliena in cui gli agenti, le fonti che emettono i suoni, sembrano contaminare il perimetro acustico della traccia. A chiudere il secondo volume, e dunque l’intero lavoro, sono le atmosfere oniriche, ma non meno irreali, di “Prisms Of Sleep”, dedicata a Jean-Joseph Rabearivelo. Come tonalità nere che aggiungendosi l’una sull’altra creano strati densi di colore, i suoni si sovrappongono e si intersecano fornendo solidità a quelli fluttuanti presenti a inizio traccia.

Songs For Sad Poets è una mappatura sonora che segue l’andamento del pessimismo cosmico, la sua capacità di penetrare in luoghi, situazioni e vissuti personali fino a espandersi oltre la stessa commedia umana. Come stimmate di un dio che non si è scelto, i singoli poeti a cui sono dedicate gli otto movimenti sono testimoni con la propria vita e i propri scritti della contraddizione che lega il nihil privativum al nihil negativum:

«I santi patroni del pessimismo vegliano sulla nostra sofferenza. Laconici e arcigni, non sembrano mai fare un buon lavoro nel proteggere, intercedere o difendere coloro che soffrono. Forse, hanno più bisogno loro di noi che noi di loro» (Eugene Thacker, Rassegnazione infinita, trad. it. di Claudio Kulesko, Nero, p. 255)