Sbranati dai Nordjevel

Non mi capitava da tempo di aver a che fare in prima persona con un gruppo che esteticamente mi mettesse così tanto in imbarazzo: gente che superati i 40 usa pseudonimi come “Ammiraglio della Morte”, “Distruttore” e “Dominatore”, si cosparge di pomodoro per un servizio fotografico, si mette le borchie con gli spuntoni sulle braccia e altre amenità. Siccome nella mia collezione di dischi trovo cose ben peggiori, per non parlare degli scheletri nel mio armadio, ho deciso di soprassedere, perché il nuovo album dei Nordjevel è una bomba a mano e tra l’altro questa volta non lo penso solo io. Non dall’esordio del 2016, ma solo dal precedente Necrogenesis, uscito per Osmose nel 2019, i Nordjevel sono una gran combinazione tra il fondatore del gruppo (il cantante, molto convincente), un bassista di cui non so nulla, il chitarrista dei Myrkskog (uno dei gruppi norvegesi anni ‘90 più sottovalutati), degli Zyklon (band di Samoth dopo gli Emperor) e dei bistrattatissimi Morbid Angel di Illud Divinum Insanus, e un batterista (Dominator o Nils Åke Fjellström, se vi piace di più) che ha suonato con Dark Funeral e Wretched End, band di Samoth dopo i Zyklon.

Si tratta di un gruppo che non scopre nuovi territori, ma che è in grado di suonare un black metal superaggressivo, spinto da un odio reale, solo in apparenza monocorde perché alla fin fine pieno zeppo di riff e idee. Più di Necrogenesis, comunque ottimo, è questo Gnavhòl, appena uscito per Indie Recordings, a essere velocissimo e allo stesso tempo chirurgico, spietato, spaventoso. Siamo di fronte a uno di quei casi sempre più rari in ambito underground: gente che sa suonare e che non per questo si dimentica cosa voglia dire essere diretti, in altre parole musicisti che sentono ancora l’urgenza espressiva, ma non per questo rinunciano alla struttura e all’organizzazione. Non esistono altri dei al di fuori del metal per i Nordjevel, che trovano tutto dove sono sicuri di non sbagliare: al netto di qualche pezzo che lascia respirare pur rimanendo mortifero, questa è gente che passa sopra a chiunque abbia davanti con le armi infallibili fabbricate dalle scene estreme scandinave. Per dare un’idea a chi non si compra ogni disco black che esce, siamo dalle parti di nomi storici come Marduk e Dark Funeral, ma ci sono frangenti in cui si percepiscono quella disumanità meccanica dei Myrkskog e il pezzo di dna death. Sarà – per chiudere il cerchio – che un certo modo di porsi fa sorridere più oggi di quanto già non facesse ieri, ma mettete su il disco e poi tornate qua.

Ascolto black metal sin dai Novanta: Mayhem, Emperor, Thorns, Satyricon, Darkthrone, Marduk, e anche Myrkskog (non mento…). Durante il nuovo millennio molte band hanno privilegiato le parti atmosferiche del black metal, mescolandole con post-rock o shoegaze. Quindi per me è sempre rigenerante ascoltarne la vostra versione brutale. Perché preferite il lato aggressivo del genere?

Doedsadmiral (voce): Come hai detto tu, la musica assume forme differenti. Io stesso ascolto vecchie gemme come Darkthrone, Burzum e Mayhem, ma anche death metal, ad esempio Morbid Angel. Sono anche parte di band che preferiscono un black metal più lento, in cui c’è molta atmosfera, anche se i testi rimangono aggressivi. Ho diversi modi di esprimere l’odio e la frustrazione che sento. Onoro il black metal, ma sono attirato da tutti gli estremi. Coi Nordjevel c’è moltissima energia, anche quando suoniamo live e usiamo le melodie. È incredibile cosa possano fare il nostro odio e la nostra energia insieme. Non penso che cerchiamo di suonare in un certo modo, semplicemente siamo ciò che siamo e come scriviamo la nostra musica. È comunque qualcosa di naturale, perché Destructhor è sempre stato più death metal come chitarrista, io arrivo più dal black e poi c’è Dominator che ha iniziato death e poi è passato al black. Questo crea una miscela di molte cose.

Sai che devo provare a chiederlo: cosa significa Gnavhòl?

È una parola che ho inventato. È una combinazione di “gnawing” e “hole”. Gnavhòl è l’ingresso personale della band all’inferno. Può anche essere il nome di un luogo. Quindi ha molti significati.

Il disco sembra senza difetti (sì, è una domanda à la Vincenzo Mollica, perdonatemi solo per questa volta, ndr): musica, produzione, artwork… Dopo così tanti anni e così tante band (siete stati tutti in molte band eccellenti) cosa vi fa essere ancora creativi? Cosa vi fa dire: “Ok, il pezzo è buono, è sempre il nostro stile, ma suona fresco e deve essere pubblicato”?  

Grazie. Facciamo in gran parte tutto da soli. È lo sbocco per tante cose senza le quali non riusciremmo a vivere. Quando abbiamo i riff e mettiamo insieme una canzone si tratta di cosa senti dopo. Dobbiamo sentire che il pezzo è giusto per noi. Quando scriviamo, come dicevo, non scriviamo per suonare in un certo modo. Lo facciamo per noi ed è un bonus se ciò che facciamo piace alla gente.

Le band estreme non hanno singoli da vendere. Oggi, però, chiunque nell’underground usa le piattaforme per lo streaming per dare un assaggio di un nuovo disco e cercare di attirare l’attenzione (i fan hanno qualcosa da condividere sui social, le etichette e i PR hanno qualcosa con cui convincere la stampa a parlare del gruppo…). Voi avete scelto “Within The Eyes”. Perché? È ovvio che rappresenta moltissimo il vostro stile, oltre a mostrare chiaramente che Dominator è in combutta con Satana…

È stato un pezzo che abbiamo davvero scritto molto velocemente, se ricordo bene all’improvviso e nel giro di mezzora avevamo tutti i riff, e poi non abbiamo fatto altro che mettere insieme la canzone. C’era proprio qualcosa di speciale in questa traccia, nel modo in cui ci è arrivata. Perché è stato come se qualcosa ce l’avesse consegnata. L’abbiamo scelta anche per mostrare il lato estremo dell’album, dato che poi volevamo far uscire la title-track (che è più lenta e molto meno diretta; non lo dice lui esplicitamente, ma è chiaro il ragionamento che hanno fatto, ndr). Sì, Dominator è di sicuro in combutta col diavolo, non solo qui ma in tutti i dischi in cui ha suonato. Non è umano, questo è certo.

Provate molto? Non siete proprio più giovani: come vi gestite in tour, visto e considerato quanto è impegnativa fisicamente e tecnicamente la vostra musica?

Sì, ci esercitiamo molto. Cerchiamo di farlo regolarmente e aggiungiamo due-tre giorni di extra prima di festival e tour. Il fisico deve esserci quando siamo sul palco, questo è sicuro. Ovviamente in tour ti stanchi molto, si tratta di riposare molto a ogni occasione utile. Devi conservare le energie.

In qualche modo mi allaccio alla domanda appena fatta: come funziona per voi creativamente? È qualcosa di collettivo durante le prove o accade tutto prima che vi vediate?

È stato diverso per ogni album. Per quanto riguarda il primo disco, Nordjevel, tutto è stato scritto e registrato separatamente. Doveva succedere anche per il secondo, Necrogenesis, ma sono accadute un sacco di cose e quindi io e Destructhor ci siamo trovati a scrivere insieme in studio. Così abbiamo scoperto subito che scriviamo molto meglio insieme. Dunque per quest’album ci siamo trovati al Velvet Recording col produttore Christer Krogh, con cui abbiamo lavorato molto. Ci siamo visti più giorni lì per scrivere tutto insieme. Dopo aver fatto i demo, abbiamo mandato tutto a Dominator, che così ha potuto iniziare a pianificare il suo approccio alla musica, oltre a farsi venire altre idee. Questa volta avevamo una pre-produzione prima di entrare in studio, per avere il tempo di cambiare ciò che non sentivamo giusto (per quanto ne sappiamo, il disco vero e proprio è stato registrato da Fredrik Nordström dei Fredman Studios, ndr).

Non ho fede. Non mi interessa. Ma sono affascinato da uno dei tuoi versi in “Of Rats And Men”: “Fuck your humble God!”. Il tuo problema con Cristianesimo è l’umiltà? Il porgere l’altra guancia? Il mio problema con loro è la mancanza di libertà.

Stessa cosa qui. Sono antireligioso. I Cristiani parlano molto bene del loro cosiddetto dio. Di quanto sia grande. Quindi è più un vaffanculo al loro cosiddetto umile dio. Ho molti problemi con la religione e la società in generale.

Vorrei molto beccarvi dal vivo. Ho visto una volta i Myrkskog a un Netherlands Deathfest e quindi so di cosa parlo. Possibilità di avervi in Italia?

Nel 2023 andremo in tour, spero anche in Italia.