ØJERUM, Everything Wounded Will Flow

I suoni, compresi quelli del corpo dello strumento, di un vecchio Harmonium Mannborg in una chiesa: questo è il nuovo disco di Paw Grabowski, musicista danese (Copenhagen) che dal 2019 sta viaggiando a una media di cinque album all’anno. Il titolo e i suoni sembrano suggerire una cadenza lenitiva della musica, monocorde e dolcemente increspata nel primo movimento, e proprio di questo si tratta: i quattro brani non sono altro che microvariazioni cha avanzano tranquille per il loro quarto d’ora di durata, come risacca di onde in un placido mare notturno. Nulla di più e nulla di meno. Un’ora durante la quale sembra che poco cambi, eppure, minuto dopo minuto, è sempre più difficile lasciare la chiesa dove Øjerum sta suonando, ipnotizzati e ormai assoggettati al suo movimento. La potenza della semplicità per alcuni, una monotona truffa per altri. Non so dire dove stia la verità, ma al terzo ascolto, ferite o non ferite, mi ha lasciato la voglia di farlo ripartire e di perdermi al suo interno.