Ogni mese un pezzo di Tim Holehouse: a giugno non ci possono essere che “Brighter Days”

Maracas, chitarra, una chiesa in copertina che mi ricorda in qualche modo Red Apple Falls di Smog. Batteria scarna, una voce lontana e bassa, degli inserti che in qualche modo mi ricordano un sentore chicagoano e bostoniano nella musica di Tim, mondi che gli credevo lontanissimi ma eppure… poi le doppie vocali nello speranzoso ritornello. Il viaggio di Tim Holehouse sta prendendo strade a prima vista dispersive, ma a cercare un sentore comune c’è un che di torch song come leitmotiv, una poetica terribilmente umana e una musica mai sopra le righe, ma al servizio ed al sostegno delle proprie emozioni, che escono quindi senza risultare mai scontate o fiacche.

Not a cloud in the sky
But I stay inside and I hide away from the light
She said be ok
Well sometimes just alright,
But ok is just alright
“And we hope for brighter days”
Carpe Diem cease the day,
When your world is stretched out a plain
When there is nothing real to say,
Well not with words anyway
“And we hope for brighter days”
And we’ll have better time…and we hope for brighter days

Giunti a questo punto potremmo supporre l’intero lavoro come lenitivo e confortante, ma la strada è lunga, le sorprese possono essere ovunque ed al cuor non si comanda. Sarà luglio a raccontarcene di più, per ora non ci resta che sperare in giornate più chiare.