MUNICIPAL WASTE, Electrified Brain


 

Ho scoperto i Municipal Waste nel 2002 grazie allo split con i Crucial Unit, gruppo straordinario e ormai sciolto di cui potete recuperare storia e musica sul sito ancora online. Erano gli anni del cosiddetto bandana thrash e le due band erano intente a far brillare di nuovo la stella del crossover anni Ottanta insieme ai loro compagni di scorrerie Voetsek, Deadfall, Defy False Authority, S.M.D., DS-13, The Rites, Bones Brigade, Holier Than Thou e tante altre (compreso un buon manipolo di italiani, Die! In testa). Di anni, anzi decenni ne sono passati vari, ma i Municipal Waste sono riusciti a crearsi un seguito tale da superare il successivo calo di interesse per sbarcare su Earache, per la quale hanno fatto uscire alcuni album strepitosi come Hazardous Mutation e The Art Of Partying, per il sottoscritto il loro apice compositivo e il disco che ha in qualche modo posto un punto di riferimento per l’intera scena crossover mondiale (questione di gusti ovviamente, perché si sa che quando un gruppo passa dalla Six Week Records alla Earache qualcuno che storcerà il naso e griderà allo scandalo si troverà di sicuro). In seguito la band ha mantenuto un buono standard qualitativo anche se, probabilmente anche colpa del calo di attenzione del sottoscritto, non ha saputo tirare una zampata come le precedenti: non mancavano colpi a segno e la scrittura non finiva mai al di sotto del livello di guardia, ma faticavo a trovare quel pezzo capace di farti andare fuori di testa come “Headbanger Face Rip”, tanto per dirne uno. La vera scossa, però, è avvenuta con l’ingresso della seconda chitarra affidata dal 2015 a Nick Poulos ad affiancare lo storico Ryan Waste e allargare una formazione che per inciso dal 2004 vede all’opera dietro la batteria quel mostro di bravura di Dave Witte (e se non sapete chi è, meglio correre ai ripari). Non perdiamoci però in divagazioni e torniamo alla cronologia con Slime And Punishement del 2017 (secondo album su Nuclear Blast), che è anche il predecessore diretto del nuovo Electrified Brain, disco che non cambia di certo le regole del gioco e non stravolge la ricetta, ma offre quello che poi ci si aspetta dal genere: pezzi che funzionano e pochi colpi a vuoto (leggasi filler). Ecco, in soldoni quello che mi fa tirare su il pollice e consigliare Electrified Brain è il tiro alto e la scrittura rivitalizzata di brani tornati a fornire quel brivido “elettrico” che ci si deve aspettare da un nome simile. Manca forse, ma questo ce lo dirà solo il tempo, il pezzo capace di resistere alla prova del tempo e farsi largo tra i vecchi classici, ma di sicuro le nuove composizioni non stoneranno all’interno di scalette “storiche” e non lasceranno dormire uno dei pit più rinomati quanto ad energia e fantasia dimostrata negli anni. Perché poi i Municipal Waste vanno vissuti dal vivo e goduti di persona, come quella volta a Pinarella di luglio, concerto al chiuso e temperatura infernale eppure stage diving, crowd surfing e ogni altra pratica sportiva ammessa (compresi materassini, palloni da spiaggia, ciambelle e coccodrilli gonfiabili…) fino a lasciare sul pavimento metà del nostro peso corporeo in forma di sudore. Per quanto mi riguarda, promosso senza esitazioni, magari sono io ad essermi riallineato con certi suoni dopo un periodo di saturazione e sono nuovamente pronto a lasciarmi trascinare sulle montagne russe dai Muncipal Waste.