MARTHE, Further In Evil

Further In Evil è l’album di debutto di Marthe, misterioso nome dietro al quale si cela Marzia Silvani, qui nel ruolo di tuttofare. Il progetto, nato come apprendimento e sfogo nel suo home studio, ha incuriosito gli appassionati già nel 2019 con l’ep Sisters Of Darkness, autoprodotto in cassetta e poi ristampato nel mondo in vari formati da Caligari, Agipunk e Exabrupto Records (curiosamente la versione messicana è quella che ho in collezione). Quando più o meno un anno fa lessi la notizia che il primo vero e proprio album sarebbe stato pubblicato da Southern Lord, esultai come se avesse firmato il contratto un amico. Perché? Per prima cosa perchè Southern Lord è una delle mie etichette preferite (e che non a caso importo con voracità dal primo giorno che ho iniziato a lavorare in un negozio di dischi), poi perché comprendo bene come potenzialmente questo sia un bel salto per la carriera di Marzia, non solo per il suo progetto Marthe.

Faccio quindi un breve riassunto con l’aiuto di Discogs, perché alcuni suoi progetti me li ero persi. Il popolare sito di discografie indica la partecipazione di Marzia a 24 dischi per lo più di area crust punk. Ma la sua band più nota sono gli Horror Vacui, splendido combo di dark punk che recentemente ha aperto ai Sunn O))). Personalmente ho apprezzato tantissimo anche Ho Scelto La Morte dei Tuono, disco in cui lei ha suonato la batteria e che è un po’ il proseguimento dello spirito dei Kontatto, con cui ha suonato dai primi anni del 2000.

Se conoscete un pochino la Southern Lord, non vi stupirà più di tanto che siano venuti a contatto. Se invece conoscete solo i Sunn O))), sappiate che c’è parecchio marciume crust anche lì dentro: Wolfbrigade, All Pigs Must Die, Baptists, Agrimonia, Nails. Ma è anche l’etichetta che ha fatto conoscere meravigliosi progetti isolazionisti come Thrones, Xasthur, Nortt, Striborg, Leviathan. Insomma, immagino che il Lord Greg Anderson, dopo aver ascoltato Sisters Of Darkness (a quanto pare tramite il classico form del sito che invita a mandare demo), non abbia pensato due volte a voler pubblicare Marthe, riconoscendola affine nello spirito.

Questa lunga premessa per cercare di dire che questo non è esattamente un disco black metal come lo intendono i defender. Ma immagino che i defender siano già andati da un’altra parte dopo aver letto che questo disco è suonato da una ragazza punk. Ma è black metal nel modo in cui è stato fatto: totalmente autoprodotto, nato come sfogo di rabbia e frustrazioni personali e con ispirazioni che provengono dall’alba del genere. I nomi più citati sono i Bathory e gli Amebix, ma, per assurdo, aggiungo anche gli ultimi Darkthrone, anche loro criticatissimi per aver effettuato una svolta “lenta” e retrò. Poi ovviamente c’è il dark, celebrato nella scurissima cover di “Sin In My Heart” di Siouxsie And The Banshees e con certe aperture melodiche.

Further In Evil è un disco meno banale di quello che potrebbe sembrare. Marzia si prende i suoi tempi per creare un pathos che esplode in un riff degno di headbang o creando atmosfere rituali. Probabilmente sarà capito più dall’attuale pubblico che frequenta il Roadburn Festival che dall’utente medio metal… ma sticazzi. Non nego che Marthe è il progetto di Marzia che è più nelle mie corde e che in più punti mi gasa come non fanno altri dischi dal sapore internazionale. Il suo essere artigianale e per certi aspetti naif è secondo me uno dei punti forti e spero che il progetto mantenga questo carattere personale, magari esplorando altre forme di estremismo sonoro come industrial, drone metal e sludge.

Probabilmente non vincerà il Premio Tenco, ma ce ne faremo una ragione.