MARNERO, Quando Vedrai Le Navi In Fiamme Sarà Giunta L’Ora

Quando vedrai le navi in fiamme quello sarà il segnale, per il momento ascolta il vento, che aspettare non vuol dire rimandare. Quando vedrai le navi in fiamme sarà giunta l’ora, ma fino a allora resta fermo, che le navi non ardono ancora.

Diceva Gramsci che la crisi è il momento in cui il vecchio muore e il nuovo non può ancora nascere, un pensiero che nel mio caso ha sempre fatto il paio con una scritta vista su un muro a Roma “Distruggere l’oggi per costruire il domani”. Per qualche strano motivo, questi sono stati i miei ricordi quando ho ascoltato l’incipit del nuovo disco dei Marnero. Difficile vivere nella crisi senza voler prendere in mano la situazione e agire, senza caricare a testa bassa prima di attraversare le varie fasi dell’io, del noi e del loro (riferimento, quest’ultimo, che apparirà chiaro una volta letti i testi e le note a margine). Insomma, anche questa volta i Marnero hanno fatto in modo che le parole assumessero un peso non indifferente nell’economia del tutto e andassero a innescare reazioni a catena nella testa dell’ascoltatore: del resto è sempre stato il loro tratto dominante, che ha contribuito a farne, a mio giudizio, una delle realtà più interessanti e meritevoli del panorama nazionale. Si tratta di un approccio a ogni occasione più marcato, che come ovvio si sposa con il contenuto musicale, oggi forse ancora più visionario e coraggioso, anch’esso spinto a toccare i capi opposti di uno spettro sonoro mai chiuso in uno steccato di genere. Assumono così particolare rilevanza i contributi degli amici/ospiti chiamati in causa: Nicola Manzan (violino e viola), Matteo Bennici (violoncello), Mario Di Battista (pianoforte e synth), Alessandro Casolari e Wu Ming II alle voci, Egle Sommacal alla chitarra… un’alleanza che sembra un altro guanto di sfida gettato dalla band. Niente paura: il suono resta in tutto e per tutto quello che ha fatto apprezzare i dischi precedenti, eppure si avverte chiara la voglia di spingersi oltre, di tentare nuove soluzioni, di lasciare – tanto per fare un esempio – ancora più spazio ai campioni, come in “Detriti”, dove le voci tratte da “L’imperatore di Roma” di Nico D’Alessandria diventano assolute protagoniste e perfetto contrappunto alla musica su cui si adagiano. Stesso dicasi per un brano atipico anche per loro come “Sulla Rupe”, con quel cantato che lì per lì prende di sorpresa ma finisce per insinuarsi in mente e non uscirne più, con buona approssimazione il momento più melodico e cantautoriale dell’intera discografia della band.

Difficile descrivere ogni singolo aspetto di un album che conferma il peso specifico dei Marnero e continua a farci tifare per loro, ciò che interessa è che al solito la formazione si lancia contro le censure e la difesa del castello per offrire il tutto online in concomitanza con la sua uscita fisica, perché nelle loro parole “ogni riproduzione parziale o totale è benvenuta e consigliata. Ogni condivisione è auspicabile. Tutti i diritti sono di tutti”.  Come nota a margine, segnaliamo che il disco verrà presentato domenica 30 settembre al Krakatoa Fest.

Ci sarà un giorno in cui l’uomo smetterà di annodarsi il cappio alla camicia, le mura impastate col sangue degli schiavi consenzienti crolleranno, cancellando ogni frontiera.