MARCO BELLAFIORE, Forme E Racconti

Conoscevamo il giovane contrabbassista Marco Bellafiore, Ivrea 1992, per gli ottimi lavori pubblicati con il quartetto avant-jazz Satoyama accanto a Christian Russano (chitarra), Luca Benedetto (tromba), Gabriele Luttino (batteria). Il gruppo ha all’attivo, tra le altre cose, Magic Forest (2019) e Sinking Islands (2022), dischi di assoluta rilevanza nel panorama del nostro jazz eterodosso, liminale, e d’altronde “satoyama” è il vocabolo giapponese che sta proprio a significare il confine fra il villaggio e la foresta, tra il “conosciuto” e “l’ignoto”.

Con Forme E Racconti Bellafiore si spinge ancora oltre nella sua personale ricerca, con un album di contrabbasso ed elettronica in solo, una serie di composizioni originali prodotte per Setola Di Maiale, la prestigiosa etichetta di Pordenone fondata nel 1993 da Stefano Giust. Il disco si apre con “Market”, brano magnifico di solo contrabbasso che detta il mood interno ai sei pezzi a seguire (45 minuti in totale), un tempo in 4/4 spezzato su una melodia di rara bellezza suonata con l’archetto. Sovraincisioni mai esasperate, l’uso di un’elettronica calda, non preponderante, sfruttando a pieno il potenziale armonico del contrabbasso: queste cose insieme sono la cifra stilistica che tengono insieme queste sette composizioni aliene. I quasi nove minuti del secondo pezzo, “Caronte”, si svolgono con sapienza Weberiana e diciamolo subito, se un “colpo” mi è venuto ascoltandolo è proprio perché era dai tempi dei primi dischi ECM del contrabbassista tedesco Eberhard Weber che non mi capitava di ascoltare il grande cordofono suonare in modo così poetico come in questo brano (l’immagine che ho in mente è quella di un elefante che danza!) ma poi, attenzione, si passa al frenetico ed elettronico “Wormhole”, dove l’atmosfera si fa decisamente inquieta. “Honshirabe” è astratta, elegiaca con l’archetto di Bellafiore che sfiora le corde con sapienza assoluta mettendo in risalto la qualità tecnica dell’esecutore, come dire, anni di studio presso il Conservatorio di Torino alla corte di Furio Di Castri sono ben valsi la pena! “The Moon Was A Slice Of Lemon” è un pezzo cantabile, gioioso, quasi commovente. “Ritual” ritorna sul tema dell’incipit “Market” in maniera più scarna e dolente, per aprirsi infine ai dodici minuti di “It Wasn’t So Bad At All”, dove la composizione si fa estatica, astratta, per poi muovere verso spazi interiori profondi e finire con una citazione tanto nota quanto sorprendente, che non riveleremo qui. Potendo ma soprattutto volendo questo Forme E Racconti in modalità deep listening è davvero una gran bella sorpresa.

N.B.: Bellafiore, Luttino, Benedetto, Russano as Satoyama, dopo i concerti di quest’estate in Sardegna e all’Aquila, torneranno a breve in tour per le nostre città. Sarà il caso di non mancare.