LAWRENCE ENGLISH, Approach

Approach è un disco personale, una colonna sonora che English dedica a “Grey” (manga seminale, distopico e post-apocalittico) ma anche al sé stesso del passato, adolescente non conforme alle regole e ai canoni dei suoi pari.

Le note che accompagnano l’uscita, per quanto schive, dipingono il periodo scolastico dell’artista con tinte minori, se non addirittura fosche. Allo stesso tempo però ci restituiscono un senso di immedesimazione, di vicinanza, con personaggi ed attori sia della vastissima cosmologia dei fumetti, sia della contemporanea scena musicale. In quegli anni di formazione English si comporta, per sua stessa definizione, come una “sponge for culture”. Oltre le ombre e le turbolenze di un ambiente scolastico a tratti forse crudele, l’assimilazione e il ruolo che questa svolge nel suo presente di artista si fa salvifica e fondamentale.

Approach è anche un disco circolare, una “cartolina sonora” spedita nel passato per rendere omaggio all’epifania della lettura, accompagnandola. Affrontare il manga in età adulta non trasmette forse le stesse emozioni ma aiuta a risignificare l’esperienza, a darle una tridimensionalità alla luce degli anni trascorsi, dei nuovi strumenti che ha imparato a utilizzare. Inoltre permette di indagare Grey, come personaggio, sotto la lente della maturità, facendolo transitare nel presente, con tutta la sua complessità, i suoi dubbi e le sue risposte parziali.

A questo punto la domanda spontanea è: si può ascoltare questo disco senza aver letto il manga? La risposta non è scontata ma purtroppo (o per fortuna) la lettura, meglio se contemporanea, del fumetto, magnifica entrambe le esperienze. Immagini, parole, personaggi e suono si completano e si retroalimentano.

Sia l’opera cartacea (ricordiamolo, datata 1985, e d’importanza decisiva per tutto il filone), sia l’album, sono orizzontali, piatti, sfocati. I paesaggi creati da Yoshihisa Tagami sono impossibili distese di polvere uniformi e infinite, dove la verticalità è uno strumento narrativo dosato solo nei nodi della trama. Lo stesso vale per i brani cesellati da English, in cui i dettagli si scorgono appena, sommersi da sottili manipolazioni, lievi distorsioni, filtri e riverberi. Come per l’immagine, anche le accelerazioni narrative sonore, per esempio le variazioni melodiche o sporadici elementi ritmici o vocali, punteggiano la progressione del disco saggiamente disposte.

Non stiamo parlando di un album facilmente fruibile: leggere, o aver letto, il manga crea già una distanza e diminuisce la platea, è comprensibile. Nonostante questo, Approach, come entità “musicale”, se scorporato dall’esperienza nella sua interezza, rimane un disco di English, riconoscibile nel suo stile ambient “sui generis” e solo per questo godibile. Può però essere un’occasione per (ri)scoprire “Grey” e, perché no, accompagnare l’autore in un personale dialogo spazio-tempo con la sua (ma volendo anche nostra) versione adolescenziale.