KELLER CRACKERS, KC

Musica futuristica, con una voce (quella di Sylvana Wickman) che meccanicamente recita slogan e poche frasi di senso compiuto accompagnate di volta in volta da basi minimali. È una prova glaciale e però appassionata questa messa in pratica dal trio con base nella solita Berlino. Oltre alla Wickman, anche Anna Vila e Konstantinos Tassopoulos sono della partita, e la cartella stampa dice bene: a bag full of spontaneous visionary DIY sound fashion that melts meandering serialism, foggy ‘Chris & Cosey’-ness, exoticism and freely expressed emotions. La capitale tedesca si conferma ancora una volta fucina di talenti e di numerose (a volte anche troppe ed effimere va detto…) proposte artistiche di un certo tipo. Per tagliare corto: elettronica nelle sue mille accezioni possibili. Qui siamo dalle parti di una forma tendenzialmente più psichedelica e free, seppure in “Specialised” si affaccino linee ritmiche ben articolate, ma lo stesso discorso si potrebbe fare per il primo remix della seconda facciata di questo vinile, che conserva un aplomb electro davvero invidiabile: per darvi un’idea è come prendere i Dopplereffekt e dar loro un contorno meno marziale e più mellifluo. C’è poi “Colours”, che è tipo i Kraftwerk (dalla band di Düsseldorf non si sfugge) che si ritirano a session privata in un atollo, e qui la presenza di Robert Würz col suo flauto dà quel tocco di esoticità che serve a stemperare un andamento decisamente “quadrato”, del resto questi vivono in Germania e si capisce benissimo. Come tutti i tedeschi (in questo caso per un paio di loro probabilmente d’adozione) però, amano andare in giro per il mondo per poi re-interpretarlo alla loro maniera: un pizzico di melodia, una base lineare e il gioco è fatto. Detta così sembra facile, ma non lo è affatto, credetemi. KC è veramente un buon disco.