INTEGRITY, Dwid Hellion

Con un nuovo album, una nuova formazione e una nuova etichetta, gli Integrity – sui quali abbiamo scritto molto –  sono tornati a colpire l’immaginazione grazie ad un songwriting ispirato e a un disco ricco di spunti interessanti, senza per questo dimenticare il tipico tratto apocalittico e morboso che da sempre connota la produzione di un vero e proprio gruppo di culto della scena estrema. Siamo andati sul luogo del delitto per interrogare il solito sospetto Dwid.

Sembra che tu sia a un nuovo inizio: nuovi musicisti, una nuova etichetta. Come ti senti nell’affrontare questa avventura? Il nuovo album rappresenta l’arrivo di un percorso che definiresti facile o arduo da affrontare?

Dwid Hellion: Abbiamo passato due anni a scrivere e registrare il nuovo album, è stato soprattutto un lavoro fatto con amore. Volevo offrire a questo disco una profondità maggiore, per cui ho speso un sacco di energie per costruire la storia che lo sorregge e il mood.

Sei in grado di percepire il momento preciso in cui prende forma un nuovo capitolo nella storia degli Integrity o si tratta piuttosto di un processo continuo e impercettibile? Credi che l’ispirazione vesta oggi gli stessi panni dei primi tempi o diresti piuttosto che il tuo evolverti come persona ha cambiato anche il tuo approccio come artista?

Ogni album degli Integrity suona differente ma c’è anche un tocco familiare che unisce l’intero catalogo. È importante che un album offra qualcosa di nuovo, altrimenti non mi interesserebbe, né tantomeno attirerebbe la mia attenzione il semplice ripetere il disco precedente. Devo sentire personalmente la passione e il divertimento per ogni nuovo lavoro prima di potermi dedicare alla sua creazione.

Mi viene da chiederti se senti ancora un legame con la scena hardcore come in passato e cosa rimane nell’approccio umano e artistico delle tue radici nella vecchia scena.

Non ho mai sentito una vera parentela con un genere definito, perché per me sarebbe troppo vincolante. Preferisco avere un raggio d’azione non limitato per la mia musica e le mie opere. Ho un enorme spettro di interessi e di ispirazione. Quindi limitarmi ad un unico stile è una cosa che non mi attira.

Alle mie orecchie, Howling, For The Nightmare Shall Consume mantiene in sé tutti i tratti caratteristici del vostro suono, ma riesce ad aggiungervi alcune innovazioni. Ho notato anche un marcato retrogusto metal anni Ottanta: qualcosa che cercavi o che è nato in modo spontaneo?

Ho sempre amato enormemente gli assoli di chitarra, per cui ho lasciato loro spazio in ogni disco. Sono cresciuto negli anni Ottanta, per cui probabilmente il mio amore per le chitarre sopra le righe è nato proprio allora. Abbiamo provato a creare un album che ci saremmo divertiti ad ascoltare, per cui abbiamo inserito molti tipi di musica ed espressioni artistiche al suo interno, senza paure o pregiudizi nel farlo. Piena libertà creativa, questo vuol dire per me comporre un disco.

Hai unito le forze con Domenic Romeo (A389 Recordings), qual è secondo te l’impronta personale che ha portato nel suono e nella scrittura? Cosa ti ha portato a passare dal far uscire musica per la sua label ad averlo come membro nella band?

Io e Domenic siamo amici da molto tempo. Lungo gli anni, abbiamo discusso spesso di lavorare insieme agli Integrity e qualcosa era sempre in procinto di accadere. Tre anni fa, l’opportunità di unirsi agli Integrity si è presentata nuovamente per Domenic e, per nostra fortuna, le cose hanno funzionato. Dom è come un fratello per me e lavoriamo davvero bene insieme.

Tu sei sempre stato vicino alla Process Church Of Final Judgement e interessato a diffondere la tua visione personale su temi religiosi, è qualcosa cui ti senti ancora legato oggi come allora, o le cose si sono in qualche modo trasformate, sono cambiate? 

Sono sempre stato affascinato da e fissato con la religione. È stata un’ossessione che mi ha guidato sempre, per quanto posso ricordare. Il mio credo e le mie opinioni sulla religione, però, si evolvono in continuazione, il che mi spinge a continuare nelle ricerche e mi rende affamato di conoscere gli arcani misteri che la religione  occulta al comune mortale.

Come sei entrato in contatto con questa specifica ideologia e in che modo l’hai trovata adatta alla tua visione  e ai tuoi bisogni?

Ho incontrato la Process Church grazie alle mie ricerche sui culti satanici. Non sottoscrivo nessuna organizzazione religiosa stabilita, ma sono affascinato da molte differenti che unisco per creare il mio speciale amalgama di principi religiosi.

Ti interessi anche di arti visive e dipingere, lavori anche per altri artisti e band? Credi che musica e pittura vadano a nutrire differenti necessità, voglio dire le consideri forme connesse o a sé stanti della tua visione artistica?

A volte, lavoro anche per altre band, ma per lo più, creo grafiche per I miei progetti. Ma questo non mi ha impedito di farlo anche per altri. Credo che musica e pittura siano molto simili, tra l’una e l’altra cambiano solo gli strumenti.

Di recente, hai riavviato con tuo figlio la label Holy Terror, cosa ti ha spinto a farlo? La manterrai ad un livello di culto o pensi di espanderne le attività? Cosa ne è invece della Dark Empire, la tua vecchia label?

Credo che tu ti riferisca a qualche anno fa, quando mio figlio Max ha riattivato la Dark Empire Records. Ha realizzato un paio di 7” e poi se ne è stato tranquillo, ma potrebbe prima o poi resuscitarla ancora. Holy Terror invece è la mia firma ed è sempre rimasta un’etichetta misteriosa sin dal 1996, per cui rimarrà sempre tale.

Molti ti considerano una fonte di ispirazione per l’attuale scena blackened-core, ti ritrovi in questo legame?

Ispirare altri ad essere creativi suona sempre un po’ umiliante per gli altri. Io provo a fare il mio lavoro in modo appassionato e sincero e se alcuni trovano ispirazione in ciò che faccio, non posso che esserne lusingato.

Sei sempre interessato a conoscere nuove band e artisti? Hai qualche nome nuovo da suggerirci?

Ascolto molta musica, parecchia roba vecchia che viene dal mio passato. Mi piace, però, molto il nuovo disco di una band giapponese, G.A.T.E.S. Sembrano un mix di G.I.S.M. e Motorhead.

Se ti guardi indietro, cosa è davvero cambiato e cosa è rimasto uguale nella scena musicale?

Da quando ho iniziato, ciò che è davvero cambiato è il modo di registrar e l’accesso alle attrezzature per farlo. Oggi, posso registrare comodamente a casa mia e mandare i file oltre oceano per essere mixati. Per quanto riguarda, invece, stili e mode, non me ne sono mai realmente curato, visto che mi focalizzo sulla mia musica e sulla mia congrega.

C’è qualche possibilità di vedervi presto in Italia?

Lo spero davvero, amo l’Italia. Sarebbe davvero fantastico tornarci con la mia musica. Ho passato la scorsa estate in Sicilia e ho vissuto momenti meravigliosi.

Grazie mille, a  te la chiusura…

Grazie per il vostro tempo e il vostro interesse nella nostra musica. Ho apprezzato molto il poter discutere con voi del nuovo disco. Ciao!