IMPERIAL TRIUMPHANT, Vile Luxury

Vile Luxury

Questa volta gli Imperial Triumphant escono per Gilead negli Stati Uniti e per Throatruiner in Europa. Riferendosi a loro si parla o si parlava di black metal, ma a livello di formazione sono stati a vario grado imparentati coi Pyrrhon, che suonano un death metal molto intricato: ormai camminano da soli, ma in origine più di qualcuno ha visto su di loro l’influsso dei Deathspell Omega da un lato e degli stessi Pyrrhon dall’altro. Il gruppo, inoltre, integra sin dall’inizio la parte metal con brevi segmenti che sembrano appartenere a colonne sonore cinematografiche più sperimentali e dunque, per la proprietà transitiva, ad alcuni compositori novecenteschi d’avanguardia. Come ovvio, gli Imperial Triumphant non sono dei geni che stanno reinventando la musica, ma hanno semplicemente – come altri – trovato un modo per sistemare i pezzi in un’atmosfera un po’ più particolare: qui, in alcuni momenti, oltre a varie ospiti alla voce, compaiono altri cinque musicisti a trombone, trombe e tuba, strumenti che gettano luce su quel qualcosa di jazz che c’è davvero in Vile Luxury (in alcuni brani ci sono accenni di piano molto eloquenti in questo senso), inserito nel discorso come avrebbero potuto farlo Ved Buens Ende, Virus o Fleurety, band norvegesi che provavano a suonare black seguendo geometrie inusuali e avevano quel non so che di “noir”. Nonostante i tasselli non sembrino potersi incastrare, uno può venire a capo di tutto l’album, magari cominciando da episodi più diretti come “Swarming Opulence” o “Gotham Luxe” per poi riuscire a muoversi nel dedalo di strade di “Lower World” o di “The Filth”. Per quanto mi riguarda, siamo sempre su buoni livelli e non si sbaglia a mettersi all’ascolto.

Nota a margine: a livello di immaginario, la band deve tutto alla sua città, New York, che nei testi sovrappone a Metropolis di Fritz Lang (ispirato a sua volta da New York) per dire come lì il peggior lusso (traduzione libera) sia a pochi passi dalla povertà e come si riescano a vedere quasi nella stessa inquadratura le ambizioni smisurate di pochi e la sofferenza di moltissimi uomini-ingranaggio. Anche le maschere indossate dagli Imperial Triumphant richiamano il volto della famosissima donna-robot del film, ma questo è solo un trivia che mi permette di dire che ‘sta mania in ambito metal estremo di coprirsi il viso, mettersi gli ori e portare abiti più o meno sacerdotali ha già stracciato i coglioni.