FORGOTTEN TOMB, Nihilistic Estrangement

Succede spesso, vivendo all’estero, che metallari di tutte le età mi chiedano nomi di band metal italiane che non siano “le solite”: inevitabilmente cito i Forgotten Tomb. Forse per attaccamento (personalmente li seguo dal 2004 e li ho visti dal vivo svariate volte), forse perché li considero davvero una spanna al di sopra di tante altre realtà locali: capaci di reinventarsi album dopo album, pur mantenendo un “marchio di fabbrica” tanto maldestramente imitato quanto caratteristico e unico.
Nihilistic Estrangement è il decimo album in studio per la band, la cui formazione è pressoché rimasta invariata negli anni. Troviamo infatti Ferdinando “Herr Morbid” Marchisio nel ruolo di cantante, chitarrista e principale compositore, Alessando “Algol” Comerio in qualità di bassista (e in questo caso anche al mixer) e Kyoo Nam “Asher” Rossi alla batteria.

Dopo più di vent’anni di carriera, alcuni progetti paralleli (tra i quali segnalerei Tombstone Highway e Formalist) e un’instancabile creatività, il frontman dei Forgotten Tomb continua a stupire e a soddisfare le aspettative; il terzetto propone oggi uno stile maturo, evoluto ma non stucchevole, che affonda le radici in un black metal primordiale e privo di compromessi (“RBMK” è un esplicito omaggio alle produzioni scandinave dei primi anni Novanta), che però ingloba delle contaminazioni varie e molteplici, tra cui spiccano elementi sludge e grunge (“Iris’ House pt.I” ha un retrogusto che ricorda molto da vicino gli Alice In Chains nella scelta dei suoni), ma anche elementi più atmosferici di derivazione ottantiana, specie nella title-track.
Sempre presenti le influenze blues e southern rock che hanno caratterizzato anche gli album precedenti, in particolare da Negative Megalomania in poi, aspetto che ha in qualche modo creato uno spartiacque nella carriera della band, così come nella fanbase, ma che a mio parere continua a dimostrare quanto i Forgotten Tomb siano al di sopra di certe dinamiche e decisamente immuni a mode o scelte commerciali di dubbia coerenza. Fin dalla prima traccia, “Active Shooter”, dimostrano chiarezza negli intenti e personalità, oltre a un ormai noto talento nel creare riff memorabili, in un’epoca in cui se ne sentono sempre meno, nonché testi sempre incisivi e mai retorici.
Nihilistic Estrangement è, a mio avviso, il loro miglior lavoro dell’ultimo decennio e spero che possano presto riprendere l’attività live (era in programma un tour negli USA, poi posticipato causa pandemia), perché è anche sul palco che questi ragazzi danno il meglio di loro stessi.