FLOCKS, Flocks

Flocks, le greggi, è il nome del progetto di Werner Durand ed Uli Hohmann. Del primo ricordo uno splendido disco di una decina di anni fa in comunione con Victor Meertens, Hornbread, edito dalla Solar Ipse di Loris Zecchin, mentre il secondo ha a lungo studiato e praticato le musiche dell’India e dell’Africa, incontrando Werner in un progetto condiviso con Amelia Cuni. Da cosa nasce cosa ed ecco un album in coppia. Fiati, strumenti autocostruiti o appartenenti alla tradizione iraniana, drone, una kalimba, dell’elettronica. A uscire dal cilindro dei due sono tre tappeti, “Quicksand”, “Convergence” e “The Hunter”, ben rappresentativi di una musica che non conosce confini e che unisce richiami indiani a immobili bordoni in un equilibrio pressoché perfetto, percussioni a vivacizzare il substrato e corde elastiche a mantenere il percorso dei primi venti minuti per il giusto calarsi nella trance, fra temperature roventi e intense, giostrate con la giusta classe ed eleganza. Con “Convergence” si rientra invece in una placida ed austera visione di paesaggi interiori ed esteriori. Campi lunghissimi e richiami a tradizioni altre, per un suono che trascende il mero ascolto e si fa accompagnamento fisico e spirituale. Il brano conclusivo, “The Hunter”, sembra essere una sibilante esibizione per attirare a sé le pecore, ubriacandole con ronzanti ed ubriacanti armonie, guidando i propri ascoltatori entro i recinti ed i sentieri preposti.