DRAHLA, Angeltape

Infilandosi in un tunnel spaziotemporale i Drahla da Leeds si sono ritrovati nel Lower East Side di New York a fine Settanta, in mezzo a Teenage Jesus And The Jerks, DNA, Mars e Contortions, in altri termini il movimento “No New York”, nome derivato dalla compilation prodotta da Brian Eno nel 1978 e uscita per la Antilles, costola americana della Island Records. Già nei dieci pezzi del primo album Useless Coordinates, Luciel Brown (voce e chitarra) e soci avevano dimostrato quanto a fondo avevano assimilato i clangori e ritmi serrati della no wave. Oggi, a cinque anni da quel disco e forti di un chitarrista di rinforzo (Ewan Barr), i Drahla tornano sempre su Captured: dieci nuovi brani nei quali sax e basso formano la melodia base per poi fonderla con le dissonanze di due chitarre che s’intrecciano rispondendo l’una ai fraseggi nervosi dell’altra, mentre la batteria di Mike Ainsley salda tutto con forza. A me, per proseguire coi rimandi, pezzi come “Second Rhythm” (coi suoi “start e stop”) hanno fatto ricordare anche certi Sonic Youth del periodo SST/Blast First. I Drahla sono bravi a dare un’aria leggermente più indie a un suono che ha definito il noise chitarristico, però, nonostante questo, Angeltape non fa sconti e nemmeno prigionieri: è teso e convincente per tutti i suoi 34 minuti e lo è anche con i due minuti scarsi di “Venus”, l’unico pezzo dove non sono presenti le chitarre e la voce distaccata di Luciel accompagna una melodia malinconica suonata al pianoforte. A me sono piaciuti, provateli anche voi!