DESECRESY, The Mortal Horizon

Non si può dire che Tommi Grönqvist se ne stia con mani e cervello inerti: questo è il quinto album in sette anni per il polistrumentista finlandese, che ha appena deciso di occuparsi anche dell’unica cosa che aveva sempre delegato, cioè la voce, dimezzando nei fatti il numero dei membri. Non cambia tantissimo nell’approccio, death metal dai toni ultra-super-mega-ribassati e megatoni di riverbero fino a rendere quasi inintelligibili voce, basso e chitarra ritmica, peraltro già piuttosto minimali, sui quali però spesso domina una sinistra melodia di chitarra solista. È un approccio interessante, quasi ambient, nel quale però non si inserisce troppo bene la batteria che, oltre ad avere suoni troppo sintetici e partiture un po’ approssimative, a mio sindacabile parere si scolla eccessivamente dal mix generale. Potrà sembrare eccessiva pignoleria, ma, con un approccio musicale così particolare in ambito death metal, il suono è più che fondamentale e su questo si poteva lavorare molto meglio. Un disco dalle potenzialità rimaste in nuce.