CEMENTO ATLANTICO, Rotte Interrotte

Alessandro “Toffolomuzik” Zoffoli è volto e nome noto della scena musicale romagnola: con le sue skills di dj mai banale ha fatto ballare tanti e tante nei club più alternativi e validi della zona. Ma, oltre alla passione per la musica, Zoffoli da sempre coltiva anche quella per i viaggi: prima che arrivasse la pandemia e, per lungo tempo, la porta del frigorifero divenisse per quasi tutti l’orizzonte più esotico possibile, Zoffoli si era già recato in Marocco, Vietnam, Perù, Cambogia, Colombia, India, Guatemala e Myanmar. Tutte tappe che ritornano in questo esordio, firmato con il suggestivo alias Cemento Atlantico. Rotte Interrotte cerca dunque di unire le due passioni, proprio nel momento in cui entrambe sono difficili da assecondare a causa della lunga emergenza sanitaria (come suggerisce l’aggettivo nel titolo): la lavorazione del disco, infatti, è iniziata proprio durante il lockdown, grazie anche all’enorme scorta di registrazioni, precedentemente raccolte da Zoffoli nel suo peregrinare per il globo.

L’album si apre con il battito house di una “Umm Bulgares” in perfetto equilibrio tra Mediterraneo ed Europa dell’Est: emergono subito l’importanza e la centralità dei campioni attentamente scelti e si inizia a intravedere anche la volontà di sviluppare trame inedite e collegamenti inaspettati tra latitudini differenti. Sul finale, il brano si arricchisce con un sample di corde tzigane che suona come anticipazione del minimalismo nomade e orientaleggiante della successiva “Trung Sisters”. “Amazonienne” sposta invece lo sguardo sulla mappa e, complice un campione vocale ipnotico e sciamanico, rimanda allo straordinario esordio, insieme trascinante ed etereo, di Nicolas Jaar, tra i principali riferimenti sonici dell’intero lavoro. “Beat’em Bang” allarga ulteriormente gli orizzonti fregiandosi ancora di sfumature orientali, mentre l’ambient percussivo e misterico di “El Congreso De Los Fantasmas” apre alla seconda parte del disco, decisamente più rivolta a sonorità dub e chill-out. Così “Blade Runner Zero” sposta le intuizioni post-metropolitane di Vangelis nell’Oriente più tribale ed “El Reino Del Condor” declina una poetica di abbandono urbano e desolazione desertica capace di evocare atmosfere sempre futuristiche e crepuscolari. Nella conclusiva “Bamboo Burma Street” torna ad aleggiare lo spettro del producer cileno Jaar, e spettrale risulta “Black’n’Red”, non lontana dall’interpretazione elettronica dei blues di Gertrude Morgan data dall’americano King Britt.

Disco dalle continue tentazioni cosmopolite, ma pervaso anche di una melanconia che rimanda, in maniera neanche troppo indiretta, alle morti dei migranti di tutto il pianeta, Rotte Interrotte è un lavoro che merita ripetuti ascolti e che, nel coniugare atmosfere e tradizioni differenti, ribadisce l’insensatezza di ogni confine, fisico e stilistico.