CAYMAN THE ANIMAL, Cayman Fantasy

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Dieci anni di Cayman The Animal hanno fornito almeno una certezza a chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la band: non si sa mai cosa aspettarsi. Da quella prima volta in cui li ho visti dal vivo e ad un certo punto è spuntata una cyclette sul palco, mi è stato chiaro il ruolo di guastatori che i Cayman hanno nel dna, quel desiderio di non seguire le linee già tracciate per lasciare libero sfogo alla propria creatività e alla voglia di essere sé stessi, qualsiasi cosa ciò voglia dire. Allo stesso modo, ogni loro disco ha sempre avuto un che di particolare, un tratto distintivo che donasse una personalità ben definita, che permettesse di associare quelle canzoni ad un certo modo di porsi, si trattasse di un vinile serigrafato, di un packaging dalla forma inusuale, di un artwork da dover scoprire grattando via lo strato che lo ricopriva. Ero quindi pronto a una qualche sorpresa, a una nuova “follia” targata Cayman, eppure si può dire che questa volta la band ha davvero preso tutti alla sprovvista con un disco che in realtà non è un disco. Perché Cayman Fantasy è una app che si scarica sul telefono e permette di entrare in un mondo di riferimenti e situazioni familiari, ma anche di conquistare i brani dell’album solo una volta superati i vari livelli di gioco che si sbloccano via via. Merito della collaborazione con Stefano Latini/b00leant, un’alleanza che ha dato vita e forma all’idea e ha trasformato il mondo dei Cayman in un universo Arcade quasi si trattasse di Super Mario Bros. Si fosse trattato di un best of, di un live per celebrare i primi dieci anni o un’uscita a latere, non sarebbe apparso così strano, ma la realtà in soldoni è che Cayman Fantasy è un signor disco, di sicuro il più completo e maturo della band, che ha deciso di sovvertire tutte le regole del buon senso e scommesso su questa idea con cui veicolare il risultato di uno sforzo non indifferente a livello compositivo ed emotivo. Vedevo ieri in televisione Valerio Aprea leggere un testo di Giacomo Ciarrapico sull’effetto confortante del reiterare gli stessi errori, sull’adagiarsi in una routine fatta di immobilismo nel non cambiare, quasi che cambiare abbia un connotato negativo, di voler voltare le spalle alla sicurezza del solito sbagliare. Ecco, parlare oggi di questo disco mi ricorda che prendersi dei rischi e puntare a stravolgere le proprie sicurezze è, invece, una cosa positiva o almeno può esserlo. Per questo, non posso che complimentarmi con la band per la scelta e per il coraggio, oltre che per l’involontario effetto lenitivo del distanziamento sociale che i vari personaggi/situazioni presenti nel gioco operano in questo particolare momento storico. Ma torniamo alla musica, perché alla fine, e come già sottolineavamo, Cayman Fantasy è un lavoro composto da undici canzoni (termine non usato a caso) che si ricordano per la loro singolarità e non come un flusso di cui alla fine resta solo un ricordo di insieme, caratteristica non imprescindibile ma di sicuro capace di riavvicinare l’effetto a quello che procuravano i punti di riferimento della band. Se dovessi descrivere, infatti, lo stile dovrei citare quel momento in cui l’hardcore punk si è da una parte contaminato con il noise-rock e dall’altra ha saputo rinnovarsi e affrancarsi dalle derive machiste grazie ad una robusta dose di emotività (emo anyone?), così dal non diventare esso stesso stereotipo e non libertà espressiva. I Cayman suonano hardcore ma è un hardcore sghembo e ricco di emozioni, ha un retrogusto quasi pop (quasi) nella capacità di giocare con le melodie, ma in generale resta punk nell’animo e nell’energia che riesce a trasmettere all’ascoltatore, così scarna e priva di orpelli che ne appesantiscano la forza d’urto. Siamo al qui ed ora, perché di un disco attuale si tratta e non di un mero giocare con l’effetto nostalgia, ma si avvertono forti gli echi di Revolution Summer di casa Dischord e della scena emo primi anni Novanta, con quella sensazione dolce-amara di essere nel momento in cui l’adolescenza sta per finire e tocca affrontare la vita, con la voglia di gettarsi in nuove avventure ma anche un po’ di paura di staccarsi dalla propria routine rassicurante. Ecco, come si diceva, i Cayman questa paura non l’hanno avuta e hanno giocato la loro carta migliore nel modo più temerario possibile, fosse solo per questo (e non lo è) avrebbero già vinto a tavolino.

Se avete seguito i Cayman fin qui o se quanto scritto sopra vi ha incuriosito, fatevi un piacere e cimentatevi nel gioco, perché il percorso e l’effetto anti distanziamento sociale vale quasi quanto raggiungere la meta (e so che detta così sembra la pubblicità di un’auto).

Tracklist

01. Shortcuts
02. Deliberate grammar mistake
03. Pillows
04. Fred the Cat
05. Sì Mics sì
06. You First, Maestro
07. Smile Cracker
08. Those Conspiracy Theorists Are Mysterious
09. Let Darby Ride
10. Boosting The Underground Movement As Socrates Would
11. The One Time I Accidentally Drove Into A Sabbath