Angeline Morrison: folk come antidoto al silenzio

La storia che Angeline Morrison sta ripercorrendo e riscrivendo, attraverso i personaggi di ceppo africano nel Regno Unito, è densa di suggestioni e di stimoli. Ci è sembrato quindi interessante approfondire l’argomento con l’autrice, da subito dimostratasi molto disponibile a svelarci parti di qualcosa che, da uno spunto, si è trasformato in una serie di incontri e in un disco traboccante vita. Angeline, attiva musicalmente dal 2013 in diverse incarnazioni, ci presenta le sue canzoni tristi.

Salve Angeline, grazie mille per la tua disponibilità! Ho incrociato il tuo disco in maniera curiosa… l’avevo acquistato tempo addietro dopo una recensione molto positiva e completamente dimenticato, cosicché, una volta arrivato a casa mia mi era totalmente sconosciuto. Nello stesso periodo, a dicembre scorso ho fatto un breve viaggio a Trieste in compagnia di uno dei miei fratelli e di mia madre, che più volte ci ha parlato del libro che stava leggendo (The Silent Twins, che racconta la storia delle sorelle Allison, una coppia di scrittrici britanniche di origini caraibiche, vittime di discriminazione). Qualche giorno più tardi ero a casa, ascoltando il tuo disco e leggendo lo splendido libretto… fino a quando sono arrivato al tredicesimo brano… tutto è iniziato lì, insomma!

Quindi, la domanda! Ho trovato il tuo disco completamente fuori dal tempo ed ancorato alla musica e ai racconti del folklore inglese. Qual è stata la reazione del tuo pubblico rispetto a questo progetto così tematico? Hai ricevuto dei riscontri puntuali dalla gente rispetto a queste “old folk songs”?

Angeline Morrison: È splendido come tu sia arrivato a questo disco! È in uscita un nuovo film sulla storia di June e Jennifer Gibbons, non te lo perdere. Moltissimi artisti hanno preso ispirazione dalla loro storia. Dame Errolyn Wallen ha composto un’opera su di loro. Il brano “Tsunami” dei Manic Street Preachers è ispirato da un passaggio dei loro diari incredibilmente intricati. Sono conosciute come scrittrici outsider e i loro libri sono un vero e proprio culto. Sto ancora cercando di recuperare una copia dei loro libri autoprodotti!

Il sound del tuo album è grandioso e “crescente”… possiamo realmente sentire l’intensità della musica e dei musicisti, la Sorrow Songs Band. Com’è stato costruire una big band simile con Eliza Carthy?

Grazie mille per le belle parole sul sound dell’album. Questo significa molto per me…
Il coinvolgimento di Eliza è avvenuto durante il lockdown, per un allineamento astrale. Stavo passando diverso tempo fra pagine online dedicate al folk ed Eliza ne gestisce una sull’app Clubhouse. Così ho iniziato a cantare qualcuna delle mie composizioni, il pubblico folk tende ad essere molto amichevole e ci si sente molto accolti qui. È stato molto stimolante cantare queste canzoni inedite che avevano a che fare con argomenti che potevano essere stimolanti per il pubblico. Tutti erano molto positivi ed Eliza si è innamorata delle canzoni e del concept dell’album. Si è offerta di produrre l’album, così è entrata a far parte del lavoro. È stata una gioia profonda lavorare con un’innovatrice come Eliza e riuscire a conoscerla, è un vero regalo per il mondo. È stato entusiasmante vederla produrre ed arrangiare gli archi, vederla capire esattamente il suono che avevo in testa. Ho sempre ammirato il canto ed il suono di Cohen Braithwaite-Kilcoyne, così sono stata molto contenta quando ha deciso di unirsi a noi. Con Clarke Camilleri ci siamo incontrati mentre ero in una residenza artistica alla Cecil Sharp House (la residenza della English Folk Dance and Song Society, dove stavo cercando tracce di persone di colore all’interno del repertorio tradizionale inglese). Abbiamo parlato molto e suonato anche insieme, quindi è stato splendido saperlo disponibile per le registrazioni. Hamilton Gross è un amico di amici ed una splendida scoperta, con Alex Neilson e Rosie Crow avevo già collaborato e suonato, mentre l’attrice Mary Woodvine (che si occupa degli spoken word ed è una delle interpreti di Bait, film di Mark Jenkin del 2019) è stata un’aggiunta brillante. Sono molto felice dei musicisti coinvolti nell’album, sono stata fortunata.

Questo disco potrebbe essere stato registrato sessant’anni fa, fedele ed in linea com’è con il suono della musica folk inglese dei Sessanta. Quale pensi sia la musica folk per eccellenza oggi? Quale musicista credi possa farsi tramite di messaggi e di uno stile, avendo presa su un gruppo di pubblico eterogeneo?

Angeline Morrison: Mi fa piacere che tu abbia percepito un’attinenza stilistica e musicale con quell’era, grazie mille! Sono stata molto ispirata dai diversi stili di quell’epoca, musicali, cinematografici e culturali… così come dal risorgere del folk. Quello che viene talvolta dimenticato è che le giovani star del folk anni Sessanta erano veramente considerate ribelli o guardate storte per non essere abbastanza tradizionali, al tempo. Non sono sicura si possa definire cosa sia la musica folk, se è quello che chiedi… tendo a credere che folk sia la musica che le persone cantano o suonano spontaneamente, senza suggestioni o richieste, dove c’è spontaneità senza programmazione. Ma queste sono idee che mi ballano in testa, quindi non sono ancora arrivata ad una definizione finale!
Ci sono così tanti artisti folk oggi che fanno cose fantastiche con tradizione ed immaginazione e che mi ispirano molto. Penso che sia un periodo fertile e propizio per questi tipi di lavori. Oltre alla già citata Eliza Carthy ci sono Fern Maddie, lo Shovel Dance Collective, Nick Hart, Jake Blount, Jon Wilks, Maddie Morris, il Queer Folk e molti altri sarebbero da citare…

Hai qualche concerto in programma, Angeline? Solo nel Regno Unito oppure avremo la possibilità di vederti anche in Italia? Con che tipo di band ti andrai ad esibire?

Concerti… suonerò alle Celtic Connections a Glasgow alla fine di gennaio, e farò un mini tour in solitaria ad aprile, più qualche festival in estate. Tutte le date saranno ovviamente annunciate sul mio sito ed attraverso i miei canali social, quindi tenetemi d’occhio! Forse suonerò in Italia l’anno prossimo, mi piacerebbe molto!