THROW DOWN BONES, Three


Non è facile parlare dei Throw Down Bones dei senza risultare retorici o inopportuni e d’altronde non è possibile non pensare a Davide Galli quando si ascolta il nuovo album, pubblicato dalla fedele Fuzz Club. Dopo la scomparsa del musicista nel 2019, le sorti del duo sembravano segnate, ma dopo cinque anni Francesco Vanni ha deciso comunque di continuare e, reclutati Marion Andrau al basso e Raphael Mura alla batteria, ha dato alla luce Three, che segna un ulteriore passaggio nell’evoluzione della band. Partiti dalla psichedelia tra dark-wave, kraut ed elettronica dell’esordio, i Throw Down Bones hanno imboccato la strada di industrial e noise già col precedente Two e in Three tornano sul luogo del delitto, erigendo impalcature cupe e minacciose, che mischiano e giocano coi chiaroscuri della techno in “The Holy Mountain Still Shines”, con una sorta di kraut-punk tritatutto in “Loma”, mentre in altri momenti offrono squarci di redenzione in paesaggi sonori popolati da macerie musicali e in altri ancora comprimono e schiacciano l’ascoltatore con carrellate di psichedelia industriale brutalista.

Ennesima prova di valore di una delle realtà post-psichedeliche più interessanti a livello europeo, che non a caso ha trovato ospitalità nei ranghi dark di Fuzz Club. Non lasciatevi ingannare dall’aspetto: ogni nota suonata è il più grande atto d’amore possibile.