STALINGRAD, She Called Herself Tania

Storia bizzarra, questo album. Sobillato da Joshua Pettinicchio, attivo non solo come autore ma da qualche tempo anche come produttore con la sua Anthropologists Inc, cado su questi Stalingrad, gruppo inglese punk di inizio anni Novanta. Da Bradford, considerati “hate-core”, ripensano al loro esordio pubblicato un quarto di secolo fa, si confrontano con gli agenti dell’epoca, chi collaborò e chi fu loro vicino, per poi rimettere mano in qualche modo alla musica. Ad uscirne sono, nella versione su nastro da noi ascoltata, due tracce per un totale di 40 minuti circa, dove si mischiano suoni cut-up, reggae e dub, musica concreta e bordoni noise, per collidere poi con canti dal mondo arabo e sciabolate punk d’annata che mettono realmente paura quando ci sorprendono alle spalle. Discorsi che si spandono su un tessuto sonoro che utilizza il punk come uno degli ingredienti. Con il lato B una voce femminile blatera parole private del loro senso mentre un suono acido e disordinato offusca il panorama. Poi quel che resta di uno spiritual, ancora dub, come se i vecchi nastri fossero serviti soltanto per dare il via a processi ormai consolidati da anni ma freschi nel loro utilizzo. L’impianto non assume mai forme nostalgiche ma crea ex novo un flusso emozionale. Le voci, talvolta robotiche, sembrano riportate in vita da un proccesso di evocazione, talvolta caustiche e maligne, come un vero e proprio urlo dal passato. Per qualche minuto si viaggia sbraitando all’impazzata, fino a quando un sax si sostituisce alla voce e quest’ultima viene rubata al solco di un giradischi gracchiante e rimane fino alla fine. Un lavoro per nulla scontato, dificile ma intrigante da decodificare non avendo vissuto la storia della band. Di sicuro bisogna dare atto del coraggio nel rimettersi in gioco stortando ancor più i caratteri, che tra hate-core, reggae & dub e voci melodiche ci mostrano la ricchezza di una tavolozza per nulla semplice da leggere ma, I suppose, parecchio profonda e intrigante. Partite da qui, per riscoprire l’originale, la tracklist, la storia ed i collegamenti. Una boccata d’aria fresca!