SQUADRA OMEGA, Altri Occhi Ci Guardano

SQUADRA OMEGA, Altri Occhi Ci Guardano

Altri Occhi Ci Guardano, forse quelli del “Grande Idolo” in copertina, un dipinto da Flavio Bordin, parente di Matteo Bordin dei Mojomatics, chitarrista e sassofonista della Squadra Omega, che – come quelle dei fumetti – vede vari supereroi entrare e uscire dalla formazione a seconda dell’avventura (Lost Coast, ad esempio, è tutto un altro racconto). L’ambientazione suggerita, dunque, sta tra Urania e il fantasy, e l’imponenza del quadro è la stessa del doppio lp, che fa pensare ai discorsoni del prog, un po’ come il passaggio della Squadra su Radio 3, precisamente sulla trasmissione pomeridiana “Alza il volume” (colta e molto posata, nonostante l’intestazione), all’interno di una scaletta nella quale sono stati affiancati a Emerson Lake And Palmer (“Trilogy”) e a John Zorn (il jazz rock di “The Divine Comedy”, da Simulacrum), nel contesto di una specie di meditazione sugli anni Settanta, ma con 3 brani su 4 pubblicati nel 2015. Quel periodo del Novecento è oggi un “luogo immaginario nel quale cercare libertà creativa che evidentemente è più affascinante di quella possibile oggi”, nelle parole del conduttore Alberto Piccinini e degli autori. Adesso, non so voi, ma io a Radio 3 non darei mai torto. Aggiungerei le influenze kraut, sempre presenti nella discografia del gruppo, per abbozzare il quadro d’insieme di quello che si sente per un’ora e qualche minuto, esito – secondo MacinaDischi – di “tre anni di session di improvvisazione con diverse line up, strumenti e modalità che cambiano di volta in volta, tutto rielaborato e concretizzatosi grazie ad un lungo processo di post-produzione nello studio vintage analogico Outside Inside Studio”.

Stiamo parlando dunque di un lavoro decisivo agli occhi degli addetti ai lavori, oltre che di un gruppo rispettato e bravissimo dal vivo, ma qualcosa non mi torna e non riesco a sciogliere il nodo nemmeno dopo molti ascolti. Altri Occhi Ci Guardano finisce per soffrire di tutti i limiti di un disco prog, anche se non è prog (considerando che parliamo di un gruppo formato anche da un ex With Love, la cosa farebbe un po’ sorridere): libertà di cui sopra che diviene mancanza di direzione, autocompiacimento/guardarsi allo specchio, discorso ampio che si trasforma in prolissità. Tutto un po’ troppo Italian Occult Dream Theater, insomma.