SON OF BUZZI, Die Hand Der Riesin

Sebastian Bischoff è un chitarrista di Zurigo che ho scoperto colpevolmente in ritardo e solo grazie a musicisti coi quali è stato di recente in tour, come Des Moines, Davide Cedolin e Buck Curran. Fortunatamente a ristampare il suo Die Hand Der Riesin a nome Son Of Buzzi (pressappoco le mani della gigantessa) accorrono addirittura tre etichette internazionali: la benemerita Ramble Records da Melbourne, Centripetal Force da Nashville e la mancuniana Cardinal Fuzz.

Da parte sua Son Of Buzzi ci mette chitarre a 6 e a 12 corde, chitarra elettrica, basso e mixer. In parte improvvisando e in parte scrivendo. Il suono che fuoriesce vive di un’onestà tutta sua. Mai tecnico né accondiscente, spesso emozionante, caloroso, quasi fossimo in una stanza con lui e ci considerasse persone delle quali si fida. A tratti si tende a trattenere il respiro, come in “Eine Art Zu Fliegen”, mentre si aspetta che le note si chiudano. Oppure in certi giri ascensionali, quasi che si aspirasse ad un’alterazione spacey e trascendentale. Sono soltanto sette brani, molti dei quali veri e propri temi sospesi, fermi a mezz’aria e leggeri, impossibili da incastrare e facili da seguire e nei quali farsi avvolgere. Quando si fanno più posati l’impronta folk esce in maniera prorompente come in “Weisses Wasser” ma tutto il disco è permeato da un fedele spirito primitivo, arcaico, puro.

Chiudendo gli occhi lo si potrebbe immaginare nella grande prateria, probabilmente senza corrente elettrica, accampato sopra al suo carro. So per certo invece si trovi a Zurigo, socchiudendo gli occhi per i riflessi della Limmat, provando con la bocca qualche giro di una volta, con cui entrare nuovamente in comunicazione con il suo mondo.

Ti ascoltiamo Sebastian, aspettando il nuovo disco.