ORANSSI PAZUZU, Värähtelijä

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Ci sono alcuni gruppi talmente particolari che sfuggono alle catalogazioni e meritano dunque tutta la nostra attenzione. Sono quegli stessi gruppi il cui sound non può che emergere dalla massa sin dal primo ascolto e tra essi è d’obbligo menzionare gli Oranssi Pazuzu, quintetto finlandese attivo dal 2007 che già da diverso tempo ha saputo conquistare una notorietà non indifferente nel giro legato al metal sperimentale. Pensate a una miscela di black metal, psichedelia, space rock, progressive e qualche sprazzo di post-rock, con la prima di queste componenti in minoranza e rinvenibile quasi solo nella voce di Jun-His e in qualche riff sparso.  C’è chi li ha definiti “kosmische metal” ed è forse questo il modo migliore per descrivere  la varietà di suoni pazzesca di Värähtelijä, il loro quarto full length, parte di una discografia sempre di grande qualità. La band, del resto, compie anche stavolta un balzo in avanti, pubblicando un episodio ancora più maturo dei precedenti. Se i primi nomi di riferimento ai quali si può pensare (Hawkwind, Tangerine Dream, Ash Ra Tempel, Amon Düül, Enslaved, Limbonic Art, Solefald) hanno delle sonorità molto complesse e non facilmente digeribili per chi non ha mai percorso determinati territori, gli Oranssi Pazuzu, al contrario, appaiono molto scorrevoli e anche “leggeri”, il che fa sorridere se si pensa che lo stesso Jun-His (voce, chitarra), sul loro sito, definisce Värähtelijä “il disco più pesante e atmosferico che abbiamo mai fatto”. Tra l’altro, l’aver scelto di lavorare con Julius Mauranen, che si è occupato di diversi album shoegaze di altri gruppi finlandesi, ha contribuito a far emergere anche il lato più sperimentale del progetto. Colpisce inoltre il rapporto della band col black metal: mentre il 90% dei dischi di questo tipo, figli della grande tradizione nordica, sono molto pesanti ed oscuri, questo sembra al contrario molto “colorato” e luminoso: racchiude quel senso di mistero e bellezza che si prova ammirando l’aurora boreale nel cielo stellato, con intorno una distesa di neve, gelo e qualche albero sparso.

Värähtelijä è bellissimo, non si può ignorare e merita di essere promosso a pieni voti. Ciascun brano dei sette che lo compongono è un universo a sé stante e nominarne uno fra gli altri è riduttivo. Come ogni album psichedelico che si rispetti, va ascoltato dall’inizio alla fine per immergersi al meglio nelle sue trame. Con tutto che gli Oranssi Pazuzu non sono gli unici né a mischiare certi generi né a farlo bene, riescono a essere godibili ma soprattutto originali come nessun altro, per questo i più aperti di mente tra i fan del metal troveranno pane per i loro denti, se inizieranno a seguirli. Se oggi il revival della psichedelia ha reso grandi dei gruppi inutili che, oltre a indossare camicie colorate, pantaloni a zampa d’elefante e suonare con amplificatori costosissimi ed effetti d’epoca, altro non fanno che copiare i grandi nomi del passato, ci aspettiamo che renda giustizia pure a un lavoro del genere e facciadiventare il quintetto finlandese una band ancora più grossa.