LIQUIDO DI MORTE, Liquido Di Morte

Liquido-Di-Morte

La presenza di un titolo come “Ozric Pentacles” (il nome Ozric Tentacles vi dice nulla?), l’artwork inquietante – a firma SoloMacello – con il muro di occhi che sembrano voler ipnotizzare, la comparsa di alcuni guest come il reverendo Johnny Mox, AMA e Nicola Manzan, qui anche in veste di produttore, la natura instabile dei brani e l’alternarsi di differenti umori al loro interno, tutto contribuisce a rendere questo debutto a firma Liquido Di Morte una creatura affascinante ma ben poco mansueta. Difficile anche definirne le coordinate senza rischiare di sviare dal reale contenuto delle tre composizioni a cavallo tra psichedelia spaziale e metal, magari immaginabili come uscite da degli Hawkwind alla deriva (postmetal) dopo uno schianto, senza soluzione di continuità e senza qualche tentativo di omologarsi ai dettami di ultimo grido. C’è posto per sfuriate e per vaste aperture, per suoni scuri e profondi come una voragine e persino melodie tenui, il tutto al servizio di un progetto su cui è dato sapere poco o nulla, in grado di catturare l’attenzione e incuriosire riguardo l’identità dei partecipanti (solo iniziali a distinguerli), di sicuro musicisti con più di una freccia al loro arco, almeno a giudicare dal felice risultato della loro unione e la varietà di dettagli perfettamente incastonati all’interno delle tre composizioni di lunga durata (si va da un minimo di otto a un massimo di diciotto minuti). La componente spaziale permette di imprimere al tutto una dimensione onirica, un mood ipnotico che raggiunge il suo apice nella conclusiva “144”, la più lunga e straniante del lotto, con la voce del reverendo a declamare il suo sermone apocalittico e AMA a dilettarsi con tastiere giocattolo, il tutto al servizio di un rituale che trascina l’ascoltatore in una spirale cosmica e non lo molla fino all’esplosione finale, chiusura di un’ulteriore dimostrazione di vitalità della nostra scena.