KURNALCOOL, The Final Tazz

Era il 1986, io ancora vivevo a Roma ma tornavo spesso ad Ancona a trovare i miei nonni e da un po’ ero entrato in contatto con la comunità metal locale, i Kurnalcool avevano da poco fatto uscire la prima tape Bumba Atomika e ogni volta che suonavano in zona eravamo sotto al palco a cantare e farci annaffiare di vino. Un anno dopo avrei iniziato la mia avventura da fanzinaro e proprio i Kurnalcool mi tennero a battesimo con la mia prima intervista in assoluto, un tentativo ancora alquanto goffo che però finì sul primo numero della nostra ‘zine Rrröööaaarrr. Mi si intravede pure in qualche filmato live del tempo e ho vari aneddoti sui loro concerti negli anni, da quello a Falconara che finì con un tipo che voleva menarci con tanto di spranga di ferro a quello per la festa della promozione in serie B dell’Ancona, da quello con la pompa del verderame caricata a vino a quello a Cittadella con Pulo che faceva da presentatore proprio come ha fatto il Primo Maggio di quest’anno sulla spiaggia di Falconara, per un ritorno ai live gremito di fan e con guest dal passato (lo storico batterista Andy Silver). Di membri, dalla prima storica line up, se ne sono alternati molti, c’è stato anche uno stop dal ‘92 al ‘97 (se la memoria non mi inganna) eppure la formazione marchigiana è ancora qui con un nuovo disco intitolato The Final Tazz, il quinto tolti due live e quattro demo, più alcune uscite non ufficiali. A latere, nel 2011 è uscito per la Crac Edizioni l’autobiografia “Skioppa ‘ni co’, Kurnalcool story”, ad opera dei due cantanti Ricky Tyger Bigwhite e John Big George (prefazione di Michele Monina), cui va aggiunta la colonna sonora per il lungometraggio Bumba Atomika (Michele Senesi, 2008). Tutto questo a sottolineare quanto un fenomeno prettamente locale sia stato in grado di imporsi nella memoria storica dei metallari marchigiani ma non solo, tanto che la band è stata spesso coperta con recensioni e interviste dalle testate metal nazionali.

Ma veniamo all’ultima fatica e a undici brani che al solito uniscono parti strumentali a cavallo tra metal e hard-rock con testi in dialetto falconarese a base di vino e racconti di sbronze colossali. Del resto, questa è sempre stata e rimane ancora la base del loro vi-metal, una formula che continua a fare danni soprattutto in occasione degli energici live e che ritroviamo anche in questo The Final Tazz. Non mancano al solito un paio di cover dal testo kurnalcoolizzato, questa volta tocca a Twisted Sister e Journey così come in passato era già toccato agli stessi Twisted ma anche a Judas Priest, Venom, Mötley Crüe e persino Europe con l’intramontabile “Paninari Del Cazzo”. In più, oggi, c’è un brano in inglese che a mia memoria è il primo che la band porta in dote al suo pubblico, una piacevole variazione sul tema che arricchisce il menù di questo banchetto annaffiato da vino in quantità smisurate. Rispetto alle storiche tape, dalle quali sono riprese e riarrangiate tre delle undici canzoni, c’è ovviamente meno ruvidezza e più esperienza raccolta negli anni sia in gruppo che come singoli, perché una delle caratteristiche dei Kurnalcool è sempre stata quella di avere in organico autentici musicisti, quanto non veri virtuosi dello strumento. Non si parla però di un lavoro tutto mestiere o poco incisivo, al contrario di una dichiarazione di intenti nata per rivendicare il proprio ruolo di cantori nazionali del mix tra alcool e metal. Chi ha sempre apprezzato continuerà a farlo, i detrattori storceranno il naso e chi non ha mai avuto occasione potrà assaggiare un antipasto gustoso che magari farà scattare la scintilla. Il consiglio è comunque di vederseli anche dal vivo perché è lì che la proposta dei Kurnalcool rilascia al meglio il suo potenziale e la sua gradazione alcolica.

Tracklist

01. Rock Stank
02. K.U.R.N.ALCOOL
03. So Qui (Col Vi)
04. Svarieaux
05. Mini Mina
06. Vì’ta
07. Malteaux
08. Gimme Gimme Buttigliò
09. Coma Etilico
10. Skifa
11. Decce Da Beve