KASSEL JAEGER & JIM O’ROURKE, In Cobalt Aura Sleeps

“Versatile” è una parola versatile, pure troppo.

Sarà perché ho imparato l’italiano da Bombolo o perché mi manca l’immaginazione, ma “versatile” è l’aggettivo che mi viene più spontaneo quando si parla Jim O ‘Rourke. Non si sa mai che succede col musicista di Chicago. Ha già fatto, tra le altre cose, il quinto Beatle coi Sonic Youth, un album di musica elettronica su laptop e del pop sincero per chitarra. E mo’?

Qui fa squadra con François J. Bonnet, meglio conosciuto come Kassel Jaeger. Il franco-svizzero, direttore del rispettatissimo INA GRM, il leggendario centro che ha contribuito in modo decisivo alla diffusione della musique concrète, occupa un posto nettamente più definito di O’Rourke, ma anche lui può sorprendere.

In Cobalt Aura Sleeps segue i passi della precedente collaborazione tra i due, Wakes On Cerulean.  A momenti certi brani mi fanno pensare a Disengage di O’Rourke, uscito nel 1992. Anzi, l’album intero mi fa pensare a quest’epoca e ai movimenti di musica elettroacustica che hanno contribuito a costituirla. Come nel caso di Wakes On Cerulean, questo potrebbe essere un problema per alcuni. Mi spiego. La gran parte della cosiddetta musica elettronica sperimentale si basa sull’inevitabilità del futuro, quindi il valore più importante, quello sopra ogni altro, diventa l’originalità. Ogni release è vissuta come un implacabile passo avanti, anche se superficiale. Ma come nel caso dell’album precedente, In Cobalt Aura Sleeps non ha pretese di essere un importante passo avanti, bensì uno sguardo ammirato alla musica elettronica degli ultimi settanta anni. Quindi non si parla di novità, ma di un assemblaggio riuscito di suoni elettronici talvolta tesi e talvolta belli, sempre molto rispettoso della storia. E per me questo è più che sufficiente. Anzi.

Tze tze!