JOSEPH BRANCIFORTE & THEO BLECKMANN, LP1

JOSEPH BRANCIFORTE & THEO BLECKMANN, LP1

Siamo di nuovo qui, in una zona del crepuscolo in apparenza meno pericolosa di quella dov’era finito Dylan Dog 32 anni fa. Stabiliamo di fermarci solo un po’, praticamente mezzora, almeno a leggere quello che c’è scritto su questo LP1 di Joseph Branciforte e del veterano Theo Bleckmann, uscito da poco per la nuova etichetta Greyfade. Eppure il tempo perde di significato ed è difficile capire che momento della giornata sia, se manchi poco all’alba o se invece il sole sia appena sparito. La voce – senza parole e processata – di Bleckmann ci ipnotizza, credo a fin di bene (ma se ci penso troppo, ho paura), mentre l’elettronica organica di Branciforte stende lenzuola e appoggia cuscini ovunque nella stanza dove siamo entrati. Basta chiudere gli occhi e di colpo non sappiamo più per quanto le palpebre sono rimaste abbassate, siamo solo certi che i due americani siano ancora con noi, a tenerci in una condizione che non è morte, ma non è nemmeno la vita reale. Riusciamo a fare poche cose, semplici: respirare lentamente, come assecondando i suoni distesi del disco (sarebbe perfetto per il catalogo 12k), bere un bicchier d’acqua, osservare oggetti insignificanti e credere che stiano compiendo impercettibili movimenti, ma come può esserci movimento se non c’è più il tempo? Se togliamo il repeat dalle impostazioni del nostro player e lasciamo che LP1 finisca, svaniremo immediatamente? Che anno sarà? Qualcuno ci starà ancora aspettando? Ma, soprattutto, perché dovremmo toglierlo, quel repeat? “L’idea di dover morire fa sì che ci affanniamo per trovare uno scopo all’esistenza… eliminata quell’idea, anche l’affanno scompare” (Dylan Dog, “La zona del crepuscolo”, Sergio Bonelli Editore – giugno 1987).