I dischi di Neu Radio: Massimo Volume, Sleater-Kinney e The Future Sound Of London

Questa volta Neu Radio si concede il lusso di tre nomi di peso.

Igor, Cold Wave > AA.VV., Stagioni. Tributo ai Massimo Volume (Nos Records, 2023)

Per chi come me ha amato i Massimo Volume, creatura musicale a sé stante nel panorama rock italiano a partire dagli inizi degli anni Novanta, ascoltare questo dovuto tributo alla band bolognese rappresenta un gradevolissimo tuffo nel passato.
Tanti gli artisti italiani che si sono prestati a questa importante collaborazione, alcuni dai nomi importanti, altri meno conosciuti, ma tutti perfettamente in sintonia con il pathos insito nei brani di Mimì & Company, reinterpretati con cura e stile personale. Da segnalare la versione da film thriller anni Settanta di Francesco Bianconi dei Baustelle di “Ronald, Tomas E Io”, quella di Mauro Ermanno Giovanardi, che plasma, con le tipiche sonorità sincopate dei La Crus, un brano ambient rappresentativo come “Il Primo Dio”, o ancora la splendida e, occorre dire, fedelissima versione (soprattutto per la distaccata voce dell’artista catanese, che rende perfettamente omaggio a un giovane Emidio Clementi) de “La Città Morta” di Cesare Basile, tra le migliori istantanee dell’intero lotto.
Questo tributo ai Massimo Volume è una manifestazione di grande stima da parte di colleghi (tra gli altri, anche il grande Amerigo Verardi, qui accompagnato da un produttore brindisino, che apre il disco a nome Maverick Persona con “La Processione Della Madonna Dei Porci”), i quali, evidentemente, hanno sentito la primaria esigenza di rendere finalmente, dopo 30 anni di onorata carriera, il giusto omaggio a una delle band più innovative in assoluto della storia del rock italiano. Una band che, con grande maestria e consapevolezza dei propri mezzi, anche letterari, ha mescolato spoken word e post-rock a stelle e strisce (quando il post-rock ancora non lo conosceva nessuno), sfornando una proposta musicale assolutamente originale e unica.
Parafrasando il verso di un brano di un loro grande fan (Manuel Agnelli, che, per impegni vari, non ha potuto partecipare al tributo) non si esce vivi e non si uscirà mai vivi dalla musica dei Massimo Volume. Concludo con un consiglio: recuperate un bel documentario su di loro di qualche anno fa, lo trovate on demand sulla piattaforma Sky.

La Totta, Uniquest > SLEATER-KINNEY, Little Rope (Loma Vista, 2024)

Era il 1994 quando Corin Tucker e Carrie Brownstein fondarono le Sleater Kinney. A trent’anni di distanza il loro sodalizio artistico e il loro rapporto umano prosegue più saldo che mai nonostante nel frattempo siano accadute diverse cose nella storia artistica della band: uno iato di 10 anni e l’abbandono dell’insostituibile batterista Janet Weiss, avvenuta dopo l’uscita dell’album prodotto da St. Vincent nel 2019. In questo lungo periodo il duo di Portland ha acquisito sempre più solidità, connessione e coesione stilistica.
Little Rope è un disco determinato e permeato da un evento tragico, che le ha viste unite prima nella vita che artisticamente. Nel 2022 la madre e il patrigno di Brownstein muoiono in un incidente stradale in Italia ed è Tucker a doverlo dire alla sua amica, perché unico contatto sui passaporti trovato dall’ambasciata americana. Già al lavoro per il loro undicesimo disco, le due ne cambiano completamente il contenuto. Dieci tracce per elaborare il lutto, dove quella little rope risuona come un appiglio per non sprofondare, per risollevarsi a vicenda. Il compito di raccontare il dolore, tramite le corde della voce è, per la prima volta, affidato completamente a Tucker, l’appiglio a cui aggrapparsi, con le corde della chitarra, è di Brownstein. Corde che le legano su un fronte comune, in un lavoro raffinato, stratificato, potente e lucido, il più robusto degli ultimi anni – dopo No Cities To Love del 2015 – e il più cupo dopo The Hot Rock del 1999. Le Sleater-Kinney si confermano ancora una volta una delle migliori band rock di sempre. Un disco che tocca le corde di chi lo ascolta.

MorraMc, Beats In The Garden > THE FUTURE SOUND OF LONDON, Presents Pulse Five (De:tuned, 2024)

L’etichetta belga De:tuned festeggerà 15 anni con un’ampia serie di nuove uscite nel corso del 2024. Protagonisti in questo caso – col loro suono inimitabile – i pionieri britannici della musica elettronica The Future Sound Of London: Pulse Five è il quinto capitolo della classica serie “Pulse Ep” e contiene 8 tracce su nastro DAT di materiale inedito dei primi anni Novanta. Queste registrazioni vintage, dunque, risalgono all’era dei singoli classici dei Future Sound Of London e dell’acclamato Accelerator. Un lavoro rave visionario, alimentato a tecnologia, con tracce firmate con alcuni dei loro molti alias. Un piccolo disco di pura genialità per l’iconico duo, qui al massimo della forma.