HIGH ON FIRE, De Vermis Mysteriis

De Vermis Mysteriis

Francamente: quanto importa che il concept del nuovo disco degli High On Fire, il sesto dopo più di dieci anni di onorata attività, ruoti intorno alla storia del fratello gemello di Gesù Cristo che viaggia avanti e indietro nel tempo, tra alchimisti, vita, morte, caos e miti lovecraftiani, quando poi all’ascolto sembra di essere presi a pugni dal fratello brutto di Andrè The Giant? Che poi è vero che il titolo dell’album, dal nome di uno degli pseudobiblia appartenenti ai mondi di Cthulhu ideato da Robert Bloch nel 1935, titilla e stimola la fantasia di tutti gli appassionati di horror e cose oscure, ma tutto passa in secondo piano dopo aver sentito quanto è piccante e gustosa la nuova pietanza di Matt Pike e soci. Un po’ di paura c’era, ammettiamolo, visto che dal precedente Snakes For The Divine cominciavano ad affiorare segni di stanchezza e – orrore! – noia, ma probabilmente si trattava solo di una partita di fumo tagliata male, visto che qua si torna a volare sui livelli stratosferici del sublime Death Is This Communion, che assieme a questo De Vermis Mysteriis rimane il disco da avere se si vuol cominciare ad addentrarsi nell’esplosivo mondo della band di Oakland. Quello che salta all’orecchio già dai primi momenti di “Serums Of Liao” è la potenza inaudita (e la crudezza) dei suoni: quello della batteria (viene in mente l’aggettivo pummeling) di Des Kensel e del basso croccante come il sedano di Jeff Matz, che assieme al catarro di Matt Pike e al suo instancabile rifferama, mai così cattivo e stoned, non lasciano un momento di tregua, se non con la strumentale “Samsara”, posta strategicamente nel bel mezzo del disco. Buona parte del merito della riuscita va sicuramente alla produzione di Kurt Ballou, uomo che non dovrebbe aver bisogno di presentazioni e che farebbe suonare cattivo e potente e persino frate Cionfoli; in questo caso il suo tocco magico fa sembrare i tre californiani ancora più ruvidi e selvaggi, senza lasciare che la cacofonia prenda il sopravvento. Caos controllato a malapena, insomma, vivo e pulsante. E nascosti tra i rocciosi anfratti di De Vermis Mysteriis colano persino rivoli di melodia, che prendono vita grazie alla chitarra di Pike, qui dunque pure fantasiosa, psichedelica e groovy, come in “King Of Days” o nella già citata “Serums Of Liao”. Che sia l’ode alla ganja della slayeriana “Fertile Green” o il superdoom granitico di “Madness Of An Architect”, ciò che affiora anche in questo disco è la volontà di andare a pescare direttamente dalla materia primigenia del rock più pesante oltrepassando gli steccati dello stoner-sludge-doom e di avvicinarsi alla perfezione, tipo che dici heavy metal e pensi High On Fire: rendiamo quindi grazia ai misteri del verme.

Tracklist

01. Serums Of Liao
02. Bloody Knuckle
03. Fertile Green
04. Madness Of An Architect
05. Samsara
06. Spiritual Rites
07. King Of Days
08. De Vermis Mysteriis
09. Romulus And Remus
10. Warhorn