HEILUNG, Drif

Un danese, una norvegese e un tedesco si incontrano… potrebbe essere l’inizio di una storiella dal finale esilarante o di un’avventura da raccontare intorno a un falò estivo, e invece è l’incipit da cui prendono vita gli Heilung, uno dei nomi che negli ultimi tempi riempie le cronache non solo musicali, visto che la formazione ha partecipato con la sua musica al film “The Northman”, alle serie “Game Of Thrones” e “Vikings”, nonché a vari videogame. Eppure non è passato poi molto tempo da quando i tre hanno deciso nel 2015 avviare questo progetto, che vede oggi il traguardo del famigerato terzo disco in studio.

L’idea è dar voce a una ricerca storica sulle tradizioni nordiche che dalle Età del Bronzo e del Ferro passi per il Medioevo e arrivi ai giorni nostri, ricerca che come ovvio deve lasciare largo spazio alla deduzione, visto che le fonti possono traghettare tutto tranne i suoni, che per forza di cose sono in parte ripresi dal folklore locale, in parte intuiti dai reperti o interpretati dalle fonti scritte. Sia come sia, l’idea funziona anche grazie all’utilizzo di strumenti costruiti in modo artigianale e con i materiali più disparati, comprese ossa animali e umane, l’innesto di un numero variabile di ospiti e l’uso di voci differenti per tono e impostazione, oltre a rumori di scena e sample per dare ancora maggiore tangibilità alle storie descritte. I testi sono presi spesso da iscrizione runiche, antichi poemi e leggende, oppure sono creazioni originali comunque basate sul concept caro alla formazione. Soprattutto gli Heilung mettono su un live dal forte impatto rituale ed evocativo che colpisce nel segno e conquista i presenti, compreso il boss della Season Of Mist, che, infatti, li ha messi sotto contratto già con il secondo disco.

Drif va oltre l’idea iniziale, partendo da una specifica intuizione: la storia umana non è fatta a compartimenti stagni, come dimostrano i ritrovamenti di reperti appartenenti a culture distanti in terra scandinava, frutto di commercio e scambi tra viaggiatori, oltre ai molti elementi ricorrenti e presi a prestito tra le varie culture. Per questo non ha senso limitarsi ad amplificare solo la tradizione dei popoli nordici se poi questa s’intreccia e s’arricchisce di quelle di altri luoghi e culture. Ecco, quindi, che a fianco delle tradizioni scandinave e germaniche, troviamo ad esempio un brano costruito attorno al famoso quadrato del Sator e alla sua struttura palindroma, tramite l’utilizzo di codici assegnati ai vari strumenti e alle voci. Non mancano neanche una marcia militare romana ispirata da una descrizione fatta da Svetonio nella sua biografia di Cesare e dalle iscrizioni presenti sull’Arco di Traiano, né riferimenti a luoghi distanti come Siria e Mesopotamia, così come alle tradizioni cristiane, perché queste spesso venivano assorbite dalle culture pagane e viceversa. Insomma, Drif parte dall’assunto che la storia umana sia quella di un’unica grande tribù sparsa lungo il pianeta ma con radici comuni e molti più punti in comune di quanti se ne possano immaginare, perché – come affermano gli stessi Heilung – we are all brothers. All people, beasts, tree and stone and wind, we all descend from the one great being that was always there, before people lived and named it, before the first seed sprouted. In questa sua varietà di input e influenze, quest terzo album (quarto, se si aggiunge il live al Castlefest del 2017, Lifa) appare ancor più coraggioso e complesso dei precedenti e, di sicuro, sposta in avanti il percorso scelto dagli Heilung, così da tagliare del tutto i già molto instabili ponti con la scena folk metal, qualora qualcuno avesse voluto trovar loro una casa seppure in modo a dir poco forzato. In realtà, siamo di fronte ad un’entità sperimentale, come dimostrano anche i più che discreti sconfinamenti nell’elettronica e le stratificazioni volte a dare profondità ad un’idea di suono che ha dalla sua la voglia e i mezzi per continuare lungo il difficile percorso intrapreso senza timori reverenziali o titubanze di sorta. Non un ascolto semplice o tantomeno scontato, ma di sicuro capace di confermare come l’attenzione e l’interesse raccolti fino ad oggi siamo stati ben riposti e non legati ad un semplice hype. Attendiamo di vederli in tour questo autunno in compagnia di un’altra musicista che ha fatto del coraggio di osare la spina dorsale del nuovo album: parliamo della nostra vecchia conoscenza Lili Refrain, sempre più inserita in un contesto internazionale che negli ultimi mesi l’ha voluta sui palchi dei principali festival europei.

Tracklist

01. Asja
02. Anoana
03. Tenet
04. Urbani
05. Keltentrauer
06. Nesso
07. Buslas Bann
08. Nikkal
09. Marduk