GIOVENTÙ BRUCIATA, S/t

Gioventu-Bruciata

La Brigadisco pubblica l’uscita dei Gioventù Bruciata, band che rientra a pieno titolo nel suo catalogo (nonostante ponga l’accento su grammatiche hardcore-punk parecchio toste), e lo fa collaborando assieme ad altre interessanti realtà del nostro underground, compresa Lamette Records, etichetta di uno dei componenti della band, Simone Lucciola, che è anche un illustratore. Hanno una storia particolare alle spalle, i Gioventù Bruciata, dato che questa di cui parliamo è una sorta di ristampa (in vinile 12”) di un esordio mai avvenuto per davvero: ci sono pezzi degli anni Novanta, una cover (“Visioni Meccaniche”, dei Khalmo da Bolzano) e un paio di inediti, risuonati da questi musicisti attivi nel basso Lazio (Formia per l’esattezza), ispirati dal famoso film di Nicholas Ray e dal suo attore simbolo, James Dean, opportunamente “squartato” nella notevole copertina-fumetto che racchiude i brani. Mi preme sottolineare la natura “di provincia” della band, non per sminuirne la proposta ma, anzi, per mettere in risalto proprio quelle che sono le caratteristiche migliori di chi, proveniente da realtà liminari alle metropoli, con tutta probabilità s’è fatto il mazzo per trovare lo spazio necessario per esprimersi anche al di fuori dalla propria realtà di appartenenza. Non va neppure dimenticato che uno dei modelli qui è proprio uno tra i migliori esempi del nostro fondamentale hardcore punk, che l’Europa ai tempi ci invidiava (CCM, Impact, Negazione, Raw Power…), e cioè i romani Bloody Riot, infatti la chiusura è proprio per la riproposizione di una traccia dall’esordio della band capitolina (era il lontano 1985), ospite il suo cantante Roberto Perciballi. Quindi un cerchio si chiude, e i Gioventù Bruciata “continuano a sanguinare” e a esprimere disagio e voglia di non arrendersi mai per tutto il lavoro (registrato lo scorso anno). Prendete la durezza esecutiva di “Occhio Tagliato”, l’assolo potente di “Intro/33 Giri” o gli strali fuori dai denti di “Sessantotto Merda” ed “Elettrodi”. Si punta il piede sull’acceleratore anche per la violentissima “Depressiva”, nella marcetta in salsa Oi! di “Odio Tutto” e nell’amara e autobiografica “Formia”. Può bastare per farvi venire l’acquolina in bocca? Secondo me sì, e poi vi confesso che ascoltando queste note, e dando il giusto peso all’idea di fondo che sta alla base del gruppo, una mezza lacrimuccia m’è scappata. Fatelo vostro, non ve ne pentirete.