ETRUSCA 3D, S/t


 

Gli etruschi restano uno dei popoli più misteriosi e sfuggenti della nostra antichità: dotati di una lingua tuttora di difficile interpretazione, hanno esercitato per secoli la loro egemonia nelle regioni del Centro Italia, prima di venire in qualche maniera assimilati dai Romani, i quali, nei propri usi e costumi e al pari di molte altre popolazioni italiche, hanno serbato evidenti segni di contiguità con la cultura etrusca. Fra le cose che sappiamo con ragionevole certezza degli antichi etruschi, c’è che la loro fu una civiltà molto musicale: sembra infatti che quest’arte rivestisse un ruolo fondamentale in molte fasi della loro esistenza.

Etrusca 3D non percorre la via di una improbabile e fantasiosa ricostruzione storica, ma costituisce una proiezione della cultura etrusca in un futuro automatizzato, un riversare quel poco o nulla che ci è arrivato, le sbiadite suggestioni di un popolo misterioso, su un fondale iridescente. Dietro il progetto si celano (si fa per dire) Francesco Cavaliere, oggi di stanza a Berlino ma cresciuto a Volterra – e che quindi può a buon bisogno considerarsi discendente della civiltà etrusca – e Spencer Clark, già sodale di James Ferraro negli Skaters e cittadino di San Diego, California, che nel suo peregrinare attraverso l’Italia ha avuto modo di visitare la Tuscia e le necropoli etrusche, restandone significativamente colpito. La sovrapposizione di realtà e periodi storici differenti si può considerare un topos nell’elaborazione di weird tales, una tecnica di cui Clark si serve spesso e volentieri nei suoi lavori (in Pinhead In Fantasia metteva insieme Rinascimento ed Hellraiser, in Avatar Blue cinematografia in 3D e paleontologia); la modalità affabulatoria utilizzata da Cavaliere in brani come “Velathri” e “Taite” rimanda invece direttamente ai suoi precedenti lavori della serie Gancio Cielo.

Etrusca 3D suona quindi come una esatta crasi delle modalità espressive delle parti in gioco: un po’ rievocazione di oscure divinità attraverso ossessivi mantra sintetici, un po’ viaggio attraverso i resti di una civiltà sepolta in presenza di una guida che suona posseduta dalle medesime entità ctonie, il tutto svolto attraverso sonorità caramellate, ritmiche sgranate e una singolare, stravagante solennità. Il disco è pubblicato da Pacific City Discs, label gestita dallo stesso Clark e sussidiaria di Discrepant, etichetta sempre molto attenta a recepire sonorità “radicalmente altre” da ogni dove.