DEMONOMANCY, Poisoned Atonement

È giunto il tempo anche per i Demonomancy di dare alla luce il secondo full length. La band romana è da diversi anni uno dei nomi più seguiti nell’underground black/death e molti fan del genere la conoscono e apprezzano. L’essere usciti per Nuclear War Now! Productions è stato un grande aiuto. Ma il trio aveva bisogno anche di altro e nella loro nuova fatica in studio questo è evidente. Questo Poisoned Atonement esce a cinque anni di distanza dal precedente Throne Of Demonic Proselytism. In mezzo c’è stato lo split coi Witchcraft, con quella “Archaic Remnants Of The Numinous” che faceva già intuire un significativo cambio di stile (qui è stata ri-registrata). Se nel loro album d’esordio erano riusciti a raccogliere molto bene quello che Blasphemy, Beherit, Revenge e Profanatica avevano seminato, ora sono molto più personali. La componente black non è scomparsa, ma ha lasciato un po’ il posto a un death sulfureo e impetuoso. I suoni sono pazzeschi: la produzione è ottima e tutto è più potente e cristallino. È la prima volta in studio con la nuova sezione ritmica e il miglioramento è palese: il nuovo batterista Herald of the Outer Realm è molto più eclettico e anche A. Cutthroat si dimostra un buon bassista (non perdetevi il suo progetto speed metal Demon Bell, in cui suona tutti gli strumenti). Dal punto di vista compositivo, la maturazione è enorme: ormai liberi della classica impostazione “parte iniziale con sola chitarra/blastbeat/parte rallentata” (per fare un esempio), i nuovi pezzi prendono anche altre strade, con delle sperimentazioni riuscite (vedi l’andamento epico, molto alla Primordial, di “The Day Of The Lord” o le parti in clean, vagamente post-punk, di “Fathomless Region Of Total Eclipse). Le linee vocali, infine, sono molto più strutturate: la quantità di riverbero non è poca, ma i testi si capiscono di più e il tono è più solenne e profetico.

Ormai i Demonomancy non sono più il gruppo che può piacere solo ai fan del cosiddetto “war black” (definizione molto brutta e imprecisa), con occhiali da sole, cappuccio tirato su e bomber, ma una band che ha molto di più da dire e ora è pronta per conquistarsi un pubblico molto più ampio. Non è un caso che questo disco esca per l’irlandese Invictus, che durante gli anni è riuscita a proporre solo musica estrema di prima qualità, con un roster di nomi che sanno distinguersi nel mucchio anche oggi che il mercato è sempre più saturo. Poisoned Atonement è il disco che farà la felicità di chi ama le sonorità oscure ma non si accontenta di poco o di qualcosa di già sentito. Questa è la seconda morte e loro ve ne renderanno protagonisti.