CONTROLLED BLEEDING, Carving Songs

Paul Lemos; i Controlled Bleeding. Conosciamo la storia: inclassificabili, indomabili, sulla scena da quasi quarant’anni, con formazioni spesso alterate e con una discografia che mette a disagio chiunque per quantità e diversità. Oggi però non si parla di loro. Sì, perché Carving Songs è un disco di remix, dunque gli autori sono altri (a parte il primo pezzo). In particolare queste sono riletture di brani tratti dall’ottimo Larva Lumps And Baby Bumps del 2016, che con l’occasione consigliamo. Ora, si può affrontare un disco di remix in due maniere diametralmente opposte: ascoltandolo come opera a sé stante, oppure indagando i paralleli con gli originali, discutendo quanto e come i singoli interpreti li hanno rivisitati. Diciamo subito che come lavoro a sé stante Carving Songs non regge le sue quasi due ore di musica divise in ventuno capitoli. Ci sono episodi mediocri, molti inutili e qualche vetta, ma data la diversità dei musicisti coinvolti (si passa dai Monolake a Justin K Broadrick/Godflesh, da Weasel Walter a Merzbow, giusto per dare un’idea della disparità di generi) non si ha mai un senso di coerenza. Il che va a nozze con l’onnivoro Lemos e con gli amanti dei Controlled Bleeding. Ok, uno dice: “Che ti aspettavi? È un disco di remix…”. Giusto. Allora l’unico altro modo per discuterne è di fare costanti paralleli.

Senza scadere nel didascalico e analizzare traccia-per-traccia, notiamo anzitutto che, là dove Larva Lumps And Baby Bumps graffiava parecchio e mostrava un gruppo assolutamente a suo agio con la storicizzazione dell’industrial, Carving Songs graffia molto meno. Anche i più feroci sonorizzatori propongono delle interpretazioni quasi timide, non so se per riverenza o per la necessità di rientrare in tempi e forme da compilation. Passi per i Ramleh, che partono da qualcosa di romantico (“As Evening Fades”) e semplicemente lo affogano nel feedback (ehi, che ideona!), ma Merzbow maneggia il materiale più disturbato a disposizione (“The Perks Of Being A Perv”), di fatto l’apice del disco originale, e ne tira fuori una robetta insulsa che i genitori patiti di harsh-noise non farebbero ascoltare nemmeno ai loro figli in culla per quanto è moscia e noiosa. Meglio quindi andare su lidi più elettronici: ottimo l’intervento di Broadrick/Godflesh, che propone un misto electro/industrial/dub molto interessante, centrato su un basso iper-distorto, synth, feedback, riverberi e chitarre, mantenendo sempre alta la tensione. Una traccia che rende finalmente giustizia all’idea di remix (è davvero completamente diversa), onorando l’originale che di suo è un piccolo capolavoro post-punk con elementi jazz. Altro mezzo capolavoro è l’ottima reinterpretazione di Uggeri/Barnacles, che ci porta su lidi sognanti post-prog e col suo tocco romantico fa letteralmente implodere “As Evening Fades”. Molto divertente anche ciò che combina Isobel Morris: trasforma la cavalcata industrial/prog/noise “Driving Through Darkness” in un pezzo quasi disco-music anni Settanta. Ecco, questi sono lavori degni del concetto di remix: stravolgono l’originale, lo reinventano mantenendo una forte identità.

Piccola chicca di circolarità: Larva Lumps And Baby Bumps si chiude con un remix, mentre Carving Songs apre le danze con un l’unico pezzo dei Controlled Bleeding non remixato (“TROD”, fra i migliori del disco), quasi a sottolineare il passaggio di testimone fra le due release.

Una menzione speciale va fatta per le grafiche, meravigliose e sì, ancora disturbanti, speciali, nonché per la cura nella stampa (gatefold, doppio vinile colorato).

Come ultima considerazione, ci sono ben sei versioni del brano “Carving Songs”… l’unica domanda che sorge spontanea è: non ne bastava uno solo? Capisco la voglia di coinvolgere più artisti e amici possibili, ma la forza dei momenti più belli è inevitabilmente diluita dalla ridondanza di tanta roba inutile. A distanza di un solo anno da Larva Lumps And Baby Bumps, sempre per ribadire che sono ancora sulla cresta dell’onda, i Controlled Bleeding ci forniscono un nuovo capitolo della loro storia personale che aggiunge veramente poco quella della musica, restando un feticcio per collezionisti.