ANDREW PEKLER + LIFECUTTER, 20/10/2018

le visuals di Pekler
le visuals di Pekler

Staranzano (GO), DobiaLab.

Hybrida vs DobiaLab (si gioca a casa di DobiaLab), un incontro sempre esplosivo tra due associazioni della stessa regione che sembrano destinate a collaborare.

Serata dai due volti. Inizia irritualmente l’headliner, cioè l’ormai veterano Andrew Pekler, finalmente di nuovo da queste parti: attraverso le sue visuals ci addentriamo insieme a lui in una foresta, ma i colori e i filtri esagerati ci danno la chiave per interpretare il sound ambient che ascoltiamo, perché è come se ci dicessero che siamo di fronte a qualcosa che prende o imita la realtà, ma non è mai sul serio la fotografia della realtà. Niente di nuovo: ci sono correnti in ogni campo dell’arte che non badano al vero o al verosimile, così come altre che intendono ritrarre in modo fedele qualcosa. Pekler oggi sta nel mezzo, è ambiguo: fondendo per bene stimoli visivi e uditivi, ci porta per mano attraverso la sua personalissima rappresentazione della natura tropicale o – se vogliamo – ci accompagna a passeggiar in mezzo alle piante dopo aver messo a tradimento un acido nel bicchier d’acqua che ci ha offerto prima di partire. Cos’è autentico? Cos’è synthetico? Alla fin fine, è quasi sempre tutto una piacevole forma di psichedelia.

Andrew Pekler
Andrew Pekler

Pausa sigaretta, giusto il tempo di accorgersi che è arrivata un bel po’ di gente presa tra l’altro piuttosto bene, e tocca allo sloveno Lifecutter, che credo essere da tempo uno dei pallini dei ragazzi che tengono in piedi DobiaLab. Niente alberi qui, solo cemento, quasi una celebrazione del brutalismo: anche lui con parecchio armamentario analogico per dare un po’ più di brivido performativo al set, ci prende a calci in faccia con la sua versione dell’industrial techno, sottogenere che sappiamo essere (stato) assolutamente di moda negli ultimi anni; battiti, dunque, ma anche tanti elementi che fanno di volta venire in mente di volta in volta noise, dark ambient, power electronics e altri rivoli di quel non-genere che è l’industrial. Promosso a pieni voti, per quanto mi riguarda. E chissà che non si sia trattato di un sistema per metterci dell’umore giusto per questo sabato, quando torneremo tutti a essere pansonici.