NOTHING, Domenic Palermo e Brandon Setta

Nothing

Due erano gli obiettivi dell’intervista: il primo era quello di far conoscere un po’ meglio questa band di Filadelfia all’esordio con Relapse, ma con “antenati” che suonavano generi più aggressivi (il gruppo Horror Show di Domenic Palermo/Nicky Money) e un paio di ep alle spalle (Downward Years To Come è molto carino); il secondo era di far parlare Domenic e Brandon di quel genere che inizia con la “s”, anche attraverso il raffronto con altre band che – pur avendo un’audience metal – cercavano o cercano la strada della contaminazione (o della metamorfosi vera e propria), ma loro – da consumati professionisti – hanno rispedito tutto al mittente, anche perché, a pensarci bene, hanno iniziato sin da subito a fare qualcosa che nulla ha a che vedere con roba pesante ed estrema. Quando invece la risposta non comportava paragoni o incasellamenti, sono andati molto più sciolti, quindi chi si sta lasciando conquistare dai Nothing troverà due o tre storie in più su di loro (esclusa finalmente quella sul carcere). Foto di Shawn Brackbill.

Due anni fa mi sono innamorato di “Downward Years To Come”. Crawling in the depths, leaping from above, one hour to the next, downward years to come… sono versi molto musicali, anche senza la musica. Cosa volevi comunicare con questo pezzo? Avete girato un video con una bambina come protagonista e curiosamente ho sempre associato bambini a questa canzone.

Domenic “Nicky” Palermo (voce, chitarre): La canzone in generale parlava di come sia tragico essere messi in questo mondo quando tutto prima della nascita è così pacifico. Dopo è solo un gioco d’attesa. Un mostro che aspetta che i suoi artigli crescano.

L’ep Downward Years To Come è uscito per A389 Recordings. Dom, l’uomo dietro A389, gestisce un’etichetta do it yourself, ma ha lavorato con Eyehategod e Integrity. E sembra essere un vero scopritore di talenti. Che mi potete dire della vostra esperienza con lui?

Domenic: Il migliore. Riesce a mandare avanti da solo la miglior etichetta hardcore del Paese mentre fa il giocoliere con qualcosa come dieci figli.

A389, Relapse. E Deathwish Inc, se teniamo presenti altri vostri progetti. So che venite dall’hardcore punk, ma ora siete diversi. Sono queste etichette che stanno espandendo i loro gusti o siete voi ad avere qualcosa che attrae gente che di solito ascolta suoni estremi e pesanti?

Domenic: Va mano nella mano. Siamo a nostro agio con queste etichette perché abbiamo lavorato con esse o conosciuto gente che ci ha lavorato. Veniamo tutti dallo stesso mondo. Sento storie orribili su alcune indie labels più grosse e non voglio che smerdino niente di quello che faccio.

Brandon Setta (chitarre): Scegliamo di essere su etichette che sono davvero fatte da gente che lavora duro, non da gente che ti può procurare l’hype di Pitchfork, e questo è quanto.

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Come avete messo insieme la band e cosa vi ha fatto decidere di provare a suonare con un nuovo stile?

Domenic: Ho incontrato Brandon e poco dopo il demo abbiamo iniziato a fare pulizia fino a che abbastanza di recente non siamo riusciti ad avere una formazione solida. Non c’è un nuovo stile, quindi non capisco cosa intendi. La vita è progredire verso un fine, la musica dovrebbe fare lo stesso.

Brandon: All’inizio per me era tutta una questione di erba, ora invece la ragione per cui scrivo merda triste è che non c’è più erba.

Nel vostro nuovo disco c’è una vecchia canzone (“B&E”). Personalmente mi piace questa nuova veste, ma quello che voglio sapere è perché voi avete deciso di darle nuova vita.

Domenic: Quando io e Brandon abbiamo iniziato a lavorare insieme al disco Suns And Lovers, abbiamo guardato il demo e in pratica ogni canzone andava per la propria strada musicale. Abbiamo deciso di correre col sound di “B&E”, tentando di svilupparlo affinché diventasse il nostro sound. Abbiamo voluto riportarla in vita dato che ha dato davvero il via a tutto.

Brandon: Questa è la prima canzone che ho sentito di questa band prima di entrare a farne parte, così ha significato molto per noi sin da subito.

Relapse sta usando “Dig” per promuovere il vostro album in rete. È un’altra “killer song”, se capite ciò che intendo, merito forse del ritornello. Come è uscita fuori?

Brandon: Ho mostrato un po’ di riff a Nicky e lui ha detto che dovevano stare su disco, il che si è rivelato essere una buona idea. L’album era quasi finito, ma noi siamo andati in una stanza per un giorno intero e abbiamo scritto “Dig”. Il testo parla di una ragazza orribile che conoscevo.

Mi interessa anche la copertina. Vi state arrendendo? A che cosa?

Domenic: Ciascuno di noi è un virus che cammina. Cancro mobile. Siamo solo il cane che è diventato troppo cosciente. Questo è un modo di arrenderci alla situazione.

Jesu, Alcest, Nadja, Deafheaven, True Widow. Conoscete qualcuna di queste band? Sentite di avere in comune qualcosa con queste band?

Domenic: Ne sono perfettamente a conoscenza e – anche se ci piace un po’ della loro musica – non direi che abbiamo qualcosa in comune con loro. E loro pure. O almeno la metà di loro.

Brandon: La gente non sa di che parla.

Come siete dal vivo? Volumi alti e un mare di rumore e feedback? Verrete in tour in Europa?

Domenic: Di solito sono malmesso quando suoniamo, quindi non me lo ricordo davvero. Saremo al Roadburn ad aprile e probabilmente faremo un tour estivo.

Brandon: Adoro l’Europa e non vedo l’ora di tornarci. Mi deprimono le vostre regolamentazioni sui decibel, ma è sempre bello suonare da voi.