CARNERO, Carnero

Carnero1

I Carnero escono per una cordata di etichette che abbiamo incontrato spesso, a ribadire (vedi il caso di Shove e Dio Drone) come esista ancora un sottobosco in fermento, abitato da gente sempre intenzionata a dar voce alle realtà più genuine e fieramente indipendenti della scena nazionale.

Nel caso dei Carnero abbiamo a che fare con un hardcore furioso e diretto, cantato in italiano e incline a velocità elevate e stacchi carichi di rabbia pronta a esplodere. A tutto questo vengono aggiunte varie slabbrature e atmosfere buie, oltre a una buona dose di nichilismo di matrice crust a sporcare ulteriormente e a rendere ancora più reale la sofferenza trasmessa dai testi. Sembra quasi di assistere all’agonia di un uomo torturato e sferzato da queste chitarre dissonanti, segnate dall’approccio che ha reso seminali Converge e Burnt By The Sun per come coniugavano il riffing delle loro radici hc in un modo vicino all’attitudine noise dei Novanta. Questo pastiche sonoro, frutto del loro cercare la quadratura del cerchio tra diversi linguaggi restando legati a un sentire ben identificabile, permette ai Carnero di avere una forza d’urto a dir poco devastante. La presenza di feedback e rallentamenti  (e di quegli stacchi brutali ai quali si accennava prima) dona la giusta varietà al panorama che si scorge dai finestrini di questo aereo in caduta libera verso l’impatto finale: un elemento necessario quando si vuol tenere in pugno l’attenzione del pubblico senza rinunciare a una scrittura basata su intransigenza e radicalismo sonoro. Non resta che vedere i prossimi sviluppi: so far so good…