STRUCK BY LIGHTNING, True Predation

True Predation

Che legnata è il nuovo album degli Struck By Lightning… Forse c’era da aspettarselo, visto anche il titolo che gronda bieca aggressività. Questo lavoro mi ha piacevolmente sorpreso per quanto è cattivo, d’altronde i quattro Struck By Lightning provengono dalla scena underground dell’Ohio, che annovera alle sue latitudini e longitudini un’impressionante collezione di band che, quanto a pesantezza, non perdonano: Fistula, Sollubi, Ultralord, Ancient Sickness, Bibilic Blood, Son of Jor-El, Midnight…

Il legame del frontman (il cantante/chitarrista Gregory Lahm) con i Mouth Of The Architect può esser fuorviante nel farsi un’idea del gruppo prima di sentirlo, specie se il primo approccio arriva proprio dall’ultimo album. Gli Struck By Lightning, inoltre, non sono proprio facili da incasellare, quanto a generi… In precedenza amavano mescolare l’impatto rabbioso e la frenesia dell’hardcore punk/d-beat e un ibrido sludge con derive death metal, il tutto sviluppato attraverso una batteria funambolica e riff pesanti come macigni, ma anche contorti e di matrice quasi progressive. Impossibile non pensare ai primi Mastodon, almeno in certi frangenti. Nel debutto del 2009, Serpents, non era infrequente poi cogliere apporti melodici, ad esempio nei cori, nell’adozione di alcuni passaggi atmosferici, nell’occasionale inserimento di alcuni riff carichi di groove oppure nella scelta di sonorità che alla lunga richiamavano, almeno per me, il melodic death metal svedese di Gothenburg, quello delle origini (ad esempio, in “Widowmaker” di Serpents mi sembrava di sentire qualcosa dei primi In Flames).

Ecco, nel nuovo disco, uscito ad aprile per la Translation Loss Records, di melodia ne è rimasta poca e, se c’è, è per esprimere tragicità, rabbia e nichilismo. Sarà la crisi, ma gli Struck By Lightning adesso sono arrabbiati marci: per esprimere il concetto hanno fatto ricorso a titoli minacciosi, una copertina apocalittica quasi da “black metal armageddon” e soprattutto a un potenziamento e a un netto incupimento di suono e canto. L’incipit di True Predation, cioè il primo minuto di “Sickening Reality”, è da funereo doom death metal, subito dopo comincia la cavalcata crust-punk/d-beat, che si alternerà, qui come in seguito, alla cupezza di un death metal misto a uno sludge putrido. Immediatamente si nota come la voce sia impressionante nella sua carica di rabbia e furia, ancora più corrosiva rispetto al passato e deviata in maniera evidente verso il grindcore. Le chitarre e soprattutto un basso maestoso, già protagonista nel primo album, qui sono iper-distorte, con un suono ruvido adatto a tessere un flusso di riff pesantissimi, che variano da lenti e sinistri (quando prevalgono le atmosfere doom/death) a frenetici e sincopati (quando attaccano le scariche crust-punk). Quindi, anche se le tracce sono abbastanza corte (in media 3 minuti, per poco più di mezzora di disco), c’è una bella varietà di tempi che contribuisce a rendere tutto trascinante. In alcuni frangenti (“Rabid Hysteria”, “Mindfucker”…), in mezzo alla furia hardcore-metallica si riescono a vedere ancora alcune scorribande in territori prog e atmosferici, che richiamano un po’ il “progressive sludge punk” di Serpents. Tuttavia in True Predation queste parti sono cariche di maggior drammaticità, sia per l’adozione di tempi talora rallentati, sia per l’abbinamento con quell’approccio vocale rabbioso, come quando il cantante urla uno stremato, nichilista fuck you forever, emergendo a fatica dal rombo assordante delle chitarre. Non mancano neanche spolverate decisamente groove/death’n’roll, a cavallo tra Entombed e Motörhead (come nel gioiellino “Plague Culture” o ancora in “Rabid Hysteria”), e bordate doom, come la marcia funebre soffocante che occupa buona parte di “Extinction Event” con riff sabbathiani tanto sinistri da sembrare quasi grotteschi. Alla fine, però, riemerge sempre la frenesia cattiva del dark hardcore metallico che lega insieme tutto il disco.

Un album molto variegato, insomma, con tanta “carne al fuoco” e decisamente brutale. Per la sua rozzezza e la sua frenesia, True Predation si distacca dallo stile iniziale della band e si avvicina a quello di Trap Them, Black Breath, All Pigs Must Die o Gaza. Resta da vedere a cosa porterà in futuro questo cambio di traiettoria. Personalmente, comunque, l’appesantimento degli Struc By Lightning m’è piaciuto assai.

Tracklist

01. Sickening Reality
02. Stalk and Prey
03. Rabid Hysteria
04. We Are All Just Rotting Corpses
05. Funereal
06. Plague Culture
07. Mindfucker
08. Slavocracy
09. Extinction Event
10. Harbingers