Speciale Uochi Toki: Il Cartografo

Ho sempre pensato che gli Uochi Toki fossero una gemma rara nel panorama musicale underground italiano. Ho avuto la fortuna di vederli anni fa, quando ero ancora una studentessa universitaria a Bologna, ritrovandomi come tante altre sere ad XM24. Mi sorprese il fatto che per la prima volta vedevo tutti seduti per terra a fissare qualcosa, nel buio. Napo e Rico erano saliti da poco sul palco e Napo disegnava su una tavoletta luminosa, dando vita alle sue parole sullo schermo dietro alle sue spalle. Da allora ho iniziato a seguirli e a cercare di capire cosa si nascondesse dietro alle loro produzioni. Sapevo che prima o poi avrebbero dato uno spazio più ampio alle immagini, era inevitabile, considerando che Napo è anche un illustratore/fumettista conosciuto col nome di Lapis Niger, ma anche pensando ai testi dei loro pezzi che, grazie all’approccio musicale/visivo utilizzato dal duo, riescono a prendere vita, a diventare delle vere e proprie narrazioni.

Il cartografo esce nel 2017 ma l’idea che ne è alla base è di quasi dieci anni fa.  Nel 2009 esce infatti “Distopi”, un brano di quasi 15 minuti nel quale è lo stesso Cartografo a parlare, a spiegarci cosa è rimasto del mondo che conoscevamo. Il progetto si è plasmato nel tempo: inizialmente doveva essere un videogioco, poi si è trasformato in una serie animata (realizzata con il collettivo Megabaita di cui fanno parte), con la partecipazione di Giovanni Succi, cantante del gruppo Bachi da Pietra, che è la voce del narratore.

Avete tempo solo fino al 5 febbraio per ordinare la serie, tramite la piattaforma “primaomai”.

Abbiamo deciso di parlarne con Rico e Napo.

Ne “Il Cartografo” si parla di un mondo distopico in cui la Terra è diventata un immenso deserto. Pochi sono rimasti, alcuni per scelta, alcuni costretti a farlo. Ma cosa è successo prima? Come si è arrivati a questa situazione? Il cartografo è rimasto per scelta?

Rico: Ciò che chiedi fa parte del percorso narrativo, per arrivare a comprendere questi elementi ritengo doverosamente divertente arrivarci per gradi.

Napo: Per l’appunto non possiamo cominciare la serie con degli auto-spoiler. In ogni caso posso dire che le risposte a queste domande ci saranno all’interno della serie ma non saranno immediate e didascaliche.

Solitamente questo tipo di racconto vede gli uomini assoggettati ad un dittatore o alla “macchina”, nel senso che si punta spesso a parlare di come il carattere “salvifico” della “macchina” intesa come progresso, ipotizzato da tanti, abbia in realtà reso gli uomini degli schiavi. La vostra idea invece è quella di una desertificazione dove sopravvive chi si “flette”. Mi spiegate il significato di questo flettersi? Ci sono opere che vi hanno ispirati?

Rico: La Flessibilità si pone fra La Dittatura e La Schiavitù, è un punto di vista in equilibrio dinamico fra forze di cui abbiamo un’ immagine chiara.

Napo: Nel caso di un dittatore o di scelte tecno-politiche che portano ad escalation di pressione il flettersi non sarebbe la via per la sopravvivenza, anzi, forse il rivoltarsi potrebbe avere senso. Nel nostro caso si parla di una desertificazione avvenuta in un tempo sorprendentemente corto, di cambiamenti nella struttura idrogeologica nel pianeta, per i quali non vale nessuna opposizione o ribellione. Flettersi significa fare un veloce processo di accettazione in cui si impara ad andare nella direzione che il mondo ha preso oppure si muore. Un’opera che può andare vicino a questa distopia è “La Nube Purpurea” di Shiel.

Nei vostri pezzi non è raro trovare dei personaggi: penso ad esempio a “L’osservatore” o al “Cinico” e a tutti gli altri protagonisti di “Libro-Audio”. Che importanza ha il Cartografo e come è nata l’idea di questo personaggio?

Rico: Dal punto di vista sonoro la voce di Napo ha sempre rappresentato per me la voce esteriore, la comunicazione fra individui; la voce di Giovanni Succi è entrata nel mio studio come voce antica, millenaria, con il progetto La Morte.
Il Cartografo quindi ha quindi sonoramente quella dimensione.

Napo: Come è successo per altri personaggi, anche il Cartografo nasce da un’idea che però poi viene lasciata stagionare a lungo in modo che prenda i sapori di tutto ciò con cui viene a contatto. La stagionatura del Cartografo è passata attraverso il nostro ep Distopi – di cui è il protagonista – per poi trovarsi in mezzo alle vicende di Cystema Solari – in cui è l’interlocutore silente di una intelligenza artificiale – ed infine è stato completato aggiungendo un po’ di caratteristiche della persona reale che gli avrebbe dato la voce, il sopracitato Giovanni Succi, dal quale il Cartografo ha preso lo spirito. Per scrivere un personaggio ci vuole o un fulmine o una roccia sedimentaria.

I vostri testi sono spesso stati dei monologhi in cui un personaggio narrava la propria realtà, realtà che ha sempre avuto come punto di partenza il rapporto tra il personaggio stesso e gli altri o la realtà che lo circonda, correggimi se sbaglio. Il cartografo invece mi pare abbia un’altra prospettiva: si relaziona molto poco con gli altri, se non per conoscere la loro storia e vive in uno spazio tendenzialmente vuoto. Mi sembra che la tua riflessione, questa volta, voglia arrivare da qualche altra parte.

Napo: No, i nostri testi non sono sempre così, ci sono diversi casi di dialogo tra due o più personaggi (come in Cuore Amore Errore Disintegrazione o La Chiave Del 20) o degli esercizi linguistici che smontano e ricompongono idee tramite le parole senza passare attraverso i personaggi (come in diversi brani di Idioti e Shuriken ep). Nel caso del Cartografo c’è l’intenzione di mostrare la formazione di un personaggio più che un personaggio già formato che porta avanti le sue idee. Ma anche in questo caso devo evitare di dire troppo per non spoilerare.

Siete molto vicini al mondo dei fumetti, tu stesso Napo sei un illustratore/fumettista. Non a caso avete scelto come metodo di produzione il “Prima o Mai”, ideato da Ratigher: come mai questa scelta?

Rico: Nessun tipo di vincolo, solo una bella scusa per chiedere qualche soldino in anticipo per realizzare ciò che abbiamo comunque deciso di realizzare.

Napo: In realtà Ratigher parallelamente ai fumetti suonava nei Laghetto fino a che non si sono sciolti, quindi è una conoscenza di vecchia data legata a quegli ambienti suonerecci di persone che sono solite rimboccarsi le maniche e tirare forte. Io e Rico siamo stati anzitutto degli acquirenti tramite il metodo primaomai comprando l’Almanacco dei Fumetti Della Gleba del Dottor Pira. In questo modo ci siamo resi conto dell’efficacia e della elasticità del metodo e abbiamo deciso che se ci doveva essere una produzione, sarebbe stata quella. Il macro-insieme dei Fumetti e della loro produzione può essere molto rigido con punte di autismo e gli editori non saprebbero come vendere qualcosa che non ha già un nome, quindi le risposte da quel settore sono state un delta tra “nessuna risposta” e “bellissimo ma non vedo cosa centri con noi”.

Chi sono i membri della Megabaita e come avete deciso di collaborare?

Rico: Marcos il creatore dei mondi e della vita, senza di lui non vedremmo.
Gec è l’ordinatore di questo mondo, senza di lui il caos porterebbe alla morte entropica il progetto.

La collaborazione era iniziata per la realizzazione di un videogioco, da lì è bastato fare un passo a lato.

Giovanni Succi invece sarà la voce del narratore… è la prima volta che viene affidato a qualcun altro il compito di narrare le vostre storie. È stata più una necessità o una sperimentazione?

Rico: La sua voce rappresenta bene il “dove” ci si trova nella narrazione. È lo strumento per uscire dai nostri binari ormai consolidati.

Inizialmente “Il Cartografo” doveva essere un videogioco ed infatti dal trailer mi sembra che la grafica, i movimenti, i paesaggi, siano molto vicini a quelli di un videogioco. Sempre più spesso si parla di realtà aumentata: pensate che possa essere un nuovo strumento di comunicazione?

Rico: Quando sarà liberamente accessibile potrà essere sfruttata per gag incredibili. Non aspetto con ansia tale momento.

Napo: In realtà la Realtà Aumentata non inserisce dati aggiuntivi alla Realtà bensì sceglie tra gli infiniti aspetti della Realtà quelli che vengono classificati interessanti da un algoritmo e mostra quelli prima di altri. Io la chiamerei Realtà Filtrata o Immaginazione Ridotta o Scorciatoia Immaginaria per la Realtà. Detto questo potrei dire che è un nuovo nome per una ancestrale Visione e di “nuovo” c’è solo il fatto che venga infilata in una scatola e venduta. La Realtà si innova da sola.

Parliamo della “colonna sonora”. Come ci avete lavorato? È stato più difficile rispetto alla creazione della base per i vostri pezzi?

Rico: La mole di lavoro a riguardo non è immensa, ma serve del tempo di qualità ottima per poter amplificare le sensazioni provate; divido l’opera in più parti: prima la registrazione della voce di Succi, poi la creazione della colonna emotiva\sonora, poi ricontestualizzo sulle immagini ed aggiungo la sonorizzazione; nei mesi precedenti ho invece lavorato alla creazione di un database di ciò che immaginavo\immagino possa servirmi per realizzare la serie; navigo a vista poiché non ho mai realizzato colonne sonore o sonorizzazioni. Tutto questo è incredibilmente stimolante.

Avete pensato di riproporre “Il cartografo” anche live? Magari con l’utilizzo di live visual…

Rico: Siamo in trattativa per realizzare uno spettacolo con letture di Giovanni Succi e visuals di Napo, oltre alla mia musica, ma sarà più un espediente per dare una dimensione ulteriore a ciò che stiamo facendo, per vedere la materia da altri punti di vista.

Napo: L’importante è che non venga preso come un concerto e che gli spettatori stiano zitti durante la lettura.

Lascio a voi l’ultima parola.

Rico: Ed io la lascio a Napo.

Napo: Adesso ho una bella gatta da pelare!

Qui potete vedere un estratto de “Il Cartografo”, in esclusiva per The New Noise.