SHINOBY, Celestial Bliss

I frequently worry that being productive is the surest way to lull ourselves into a trance of passivity and busyness the greatest distraction from living, as we coast through our lives day after day, showing up for our obligations but being absent from our selves, mistaking the doing for the being

Con questa riflessione di Maria Popova su Seneca, Omar Contri, noto al pubblico come Shinoby, sigla il suo primo album Celestial Bliss. Il doppio lp esce per l’etichetta indipendente ISTHEWAY, fondata dall’artista nel 2015 per avere totale controllo sulle proprie release; sulla stessa ha pubblicato anche due mixtape chopped and screwed che sanno di crack e sirene della polizia, tre ep di techno ad alti ottani (impreziositi da remix di artisti di alto profilo come Madteo e Hieroglyphic Being), oltre a un lavoro a sei mani con la reincarnazione degli Hypnobeat (adesso composti dal fondatore James Dean Brown ed Helena Hauff). A osservare quanto fatto sinora dal giovane veronese si può comprendere come la citazione non sia stata scelta solo a fine scenografico.

Potremmo collocare la musica di Celestial Bliss nelle stesse zone lerce e punkeggianti della già menzionata Hauff o del beniamino asiatico di casa L.I.E.S. Tzusing: gli otto brani del disco hanno quell’atmosfera soffocante delle feste nelle cantine degli squat, dove l’aria è appesantita dal costante fumo delle sigarette e un impianto scalcinato aggredisce l’udito dei partecipanti. L’ossatura dell’uscita è costituita da jam techno acide e ipercinetiche, con linee di basso ipnotiche e arpeggi affogati nella distorsione che sembrano uscire direttamente da qualche album metal: pezzi come “My Dissent” mostrano come il produttore si sia fatto le ossa suonando disco dopo disco nel corso della sua vita da DJ. Rispetto ai lavori precedenti abbiamo modo di apprezzare anche sonorità più meditabonde, anticipate dalla collaborazione con Paolo Gioli che ha portato Shinoby a sonorizzare l’antologia “L’uomo senza macchina da presa”. Nella malinconia gotica della title-track (che non sarebbe fuori posto nel catalogo di Prurient) sino alle percosse brutali di “Shine Of Chains” sembra di vedere i capannoni nuovamente destinati all’abbandono dopo le temporanee ri-colonizzazioni dei rave party.

Celestial Bliss è il manifesto che ancora mancava nella discografia dell’artista e mette in chiaro come Shinoby sia mosso dalla volontà di concretizzare la propria visione umorale e distruttiva più che dallo spirito di emulazione che purtroppo caratterizza una certa parte del revival industriale in corso.


Tracklist

01. Celestial Bliss
02. My Dissent
03. My Dissent (Syntappella)
04. Forever More
05. Shine Of Chians
06. Making Art Amid Chaos
07. Obscure Creed
08. Days Of Despair