MADMADMAD, Behavioural Sink Delirium

Qualche mese fa un amico e collega mi parlava di una sua teoria: quando qualcuno ti parla di una persona dicendoti che è “pazza” con accezione positiva, ti sta (a livello subliminale) avvertendo che quella persona è un coglione. Cosa dovrebbe pensare dei MADMADMAD e della loro “pazzia” al cubo auto-dichiarata? E il titolo dell’ultima fatica, Behavioural Sink Delirium, non aiuta. A essere sinceri, i MADMADMAD non si presentano male, un trio anglo-francese prodotto da Eddie Stevens (Moloko e Róisín Murphy) che manipola elettronica bleep-blop, tastierume coi nomi della Berlin School e del French Touch tirati giù da listino e infine un po’ di techno plasticosa. La prima metà di Behavioural Sink Delirium scorre tra inquadrature kraut e traiettorie techno, laser-pop e detriti cibernetici, finché “It’s A Cat” introduce una serie di campionamenti exotic, ad altezza Monster Rally: percussioni terzomondiste in “Deckchairs”, flauti e djambé in “Flute And The Hobo” fino agli estenuanti dieci minuti di “In the Garden of Mezcal”. Forse un disco riuscito a metà, ma molta simpatia per i MADMADMAD, che si rivelano una bella sorpresa e una buona scusa per contraddire il mio amico (o forse l’eccezione che conferma la regola, vai a sapere).