LEATHERETTE, Small Talk

In linea con l’ennesima epidemia da post-punk insulare che si abbatte sul continente, i bolognesi Leatherette sono, rispetto a tanti omologhi, davvero gli unici a poter reggere un confronto credibile coi vari Shame, black midi e IDLES, insieme ai tedeschi Smile. Small Talk prosegue senza grossi sobbalzi sulla via intrapresa dall’esordio Fiesta: l’album è stato composto provando a modificare e sezionare materiale “pop”, grazie all’innesto di elementi sperimentali. Ora, queste sperimentazioni sono un po’ deboli (un sax sempre imbizzarrito, strutture non lineari, noise, arrangiamenti non convenzionali), mentre il pop va a parare nel derivativo (un compendio di molto di quello che è andato di moda in UK negli ultimi quarant’anni, dai Gang Of Four ad Archy Marshall, dai Clash agli Squid) e al primo ascolto l’operazione non entusiasma molto, complice la produzione di Chris Fullard, non sempre cristallina. Small Talk, però, mette comunque in saccoccia alcuni punti: l’iniziale baccano di “Bureaucracy Apocalypse”, la kingkruliana “Fade Away”, il refrain malinconico di “Ronaldo”; canzoni orecchiabili e simpatiche, ma rimane la sensazione che manchi qualcosa e che Small Talk sia un album riuscito a metà.