INCANTATION, Unholy Deification

Death metal: gli Incantation occupano senz’ombra di dubbio uno dei gradini più alti della scala. Nel genere – assieme a Cannibal Corse e Immolation – sono una delle formazioni più longeve e inarrestabili: sono attivi sin dalla fine degli anni Ottanta – dodici full length a partire da Onward To Golgotha del 1992 – e la loro ricerca espressiva si basa in modo netto sul death metal, mettendo d’accordo più generazioni. Se la giocano anche con le nuove leve più competitive, grazie a un songwriting lucido, corposo e blasfemo, e a un approccio strumentale meticoloso. Quest’estate sono tornati con Unholy Deification per Relapse e hanno dato al pubblico una legnata ben cadenzata e strutturata, alternando esempi armoniosi ad assalti famelici di scuola death/thrash. John McEntee e soci hanno spremuto il loro suono, riversandolo in dieci brani per una quarantina di minuti trascinati dai testi del bassista Chuck Sherwood, che questa volta ha inscenato l’ascesa di un mortale a entità divina.

Il primo pezzo a essere reso pubblico è stato “Concordat (The Pact) I”, una lastra di death/doom piena di evoluzioni stratificate, in cui rimani imprigionato tra un cambio di ritmo e l’altro. Per tutta la durata del disco sei sopraffatto da uno sconvolgente bilanciamento tra episodi assassini e colmi di pathos, ad esempio “Altar (Unify In Carnage) V”, e brani cuciti da una scarica di riff nodosi, blast incisivi e voce mefitica, basta sentire “Homunculus (Spirit Made Flesh) IX”. Una lenta, consapevole agonia che si conclude con “Circle (Eye Of Ascension) VII”, il cui impatto schietto e nefasto è dato da una pioggia di riff monolitici e acidi, oltre che da un blastbeat opprimenti: grazie agli ospiti Henry Veggian e Jeff Becerra questa traccia finisce per diventare la quintessenza di ciò che è Unholy Deification, una colata di atmosfere avvolgenti e angoscianti che ti gettano nell’abisso.

Disco imperdibile per ogni appassionato del death metal della vecchia scuola, ma lo consiglio a chiunque voglia sperimentare una traversata sonora dell’inferno. Massiccio e apocalittico.