FRANCESCO GESUALDI, Al Di Là Dei Miei Uragani

I respiri inquieti della fisarmonica

Al Di Là Dei Miei Uragani è una di quelle opere che ti costringono a rimettere in gioco convinzioni, luoghi comuni, allontanare facili scorciatoie, che fa evaporare certezze ormai inesorabilmente invecchiate. Ognuno della fisarmonica possiede una propria visione, che può andare dagli interminabili virtuosismi in chiassose sale da ballo fino all’orchestrina del Wozzeck di Berg attraverso affascinanti ambientazioni popolari e colori etnici. Teniamo le nostre memorie sullo sfondo, ci potranno essere utili nel percorso dentro il lavoro di Francesco Gesualdi. Se è vero che esiste ed è viva una fisarmonica contemporanea, della quale Gesualdi è da tempo attento e prezioso testimone (senza dimenticare le sue sublimi escursioni nella musica antica, su tutti Gesualdo) va detto che la scelta repertoriale, la personalissima lettura dell’interprete e il coinvolgimento visionario dell’elettronica in questo lavoro ci trasmettono con forza la sensazione, anzi qualcosa di più, di una messa in discussione dello strumento, o forse meglio la testimonianza di un radicale rovesciamento dei suoi canoni estetico-comunicativi, anche quelli più avanzati che già conoscevamo.

Potremmo definire “Breath” (2007-2019) di Mauro Cardi una specie di cavallo di battaglia di Gesualdi, non solo perché opera a lui dedicata e spesso proposta, ma perché sintetizza mirabilmente quella fusione tra strumento, corpo ed elettronica nella quale il fisarmonicista esprime un coinvolgente controllo e arricchimento di tutti gli elementi. Cardi è suggestionato da quella vera e propria provocazione che è l’omonima pièce teatrale di Samuel Beckett del 1968. 35 secondi di rappresentazione senza attori, senza copione, con in scena rifiuti vari, il vagito di bambino, una luce che va e sparisce, un sospiro e un grido finale. Estrema metafora della condizione umana, attualissima. Il compositore riempie questo spazio, soprattutto prevede l’elaborazione in tempo reale della fisarmonica e del respiro dell’interprete su un background pulsante di elettronica, montaggio di campionamenti preregistrati dallo stesso Gesualdi. Il risultato della combinazione di tutte queste tracce è un estraniante viaggio nell’inconscio, nei meandri della vita che ci sfugge, dove il suono caldo, umano della fisa viene come travolto da forze ignote.

Problematiche esistenziali, se vogliamo, anche in “Da Soli Paralleli” (2014) di Gianluca Ulivelli, dove traspare però una maggiore tentazione compositiva, costruzione, sviluppo di ambienti sonori. Il parallelismo cui rimanda il titolo è quello tra strumento ed elettronica che scorrono vicini, si guardano, si annusano, ma sostanzialmente non si incontrano. La solitudine dell’oggi come elemento caratterizzante di intere masse sempre connesse tra loro ma fondamentalmente sole. Qui Gesualdi mette in evidenza tutta la propria maestria strumentale dipanando, esaltando l’accavallarsi di ambientazioni spesso drammatiche, gestendo la complessità dei volumi che vanno dal quasi silenzio a grovigli inudibili. L’elettronica, elaborazione dei suoni dello strumento stesso, distribuisce una tensione costante, ci fa intravedere, come fantasmi vaganti, frammenti tonali, una voce che si dissolve. Unico appiglio incerto con l’umanità.

Ludger Brümmer con “Turbulence” (2014) dilata a dismisura la spazialità del suono in un fantasmagorico avvicendarsi di situazioni labirintiche, che si aprono, si deformano, si moltiplicano attraverso registri speciali, uso percussivo dello strumento, modificazioni elettroniche. Nel diffuso spaesamento, sviluppato dalle provenienze incrociate dei suoni, Gesualdi ci guida in un viaggio coinvolgente dove l’alto grado di virtuosismo non è mai elemento autoreferenziale ma costantemente al servizio di un racconto dove energie, visioni e invenzioni stanno dentro la coerenza profonda dello sfavillante materiale compositivo. Ma se parliamo di spaesamento e messa in discussione dello strumento “Al Di Là Dei Miei Uragani” per fisarmonica amplificata e nastro digitale a 8 canali (2003) di Nicola Sani assume un peso decisivo nell’economia dell’intero cd. Qui le memorie strumentali della fisarmonica, dalle popolari alle contemporanee, evaporano tutte, e la stessa gioca il ruolo di sorprendente amplificatrice di suoni, i più impensabili. L’idea di elaborare la dimensione acustica dello spazio multicanale, che superi la logica stereofonica, con l’uso del nastro magnetico fa sì che si mettano in gioco uno smisurato numero di relazioni sonore ed esplorazioni possibili. Tutto questo substrato, questa massa di energia assume il carattere di azione drammaturgica organizzata con i suoi movimenti e continue immersioni in mondi diversi. Non solo, in questo lavoro, oltre a quello strumentale, si ripensano anche i ruoli dell’interprete e del fruitore, entrambi infatti non possono usare categorie che, ci dice Sani con “Al Di Là Dei Miei Uragani”, paiono superate, ma rimettersi completamente in gioco. Il risultato di questa complessità è un’opera sognante, spiazzante, suggestivamente indefinibile, nella quale Gesualdi si muove da comprimario rispettoso e curioso dentro la logica esplorativa di chi non sa dove quel suono lo porterà.

Tracklist

01. Breath
02. Da Soli Paralleli
03. Turbulence
04. Al Di Là Dei Miei Uragani