Almanacco di domani #2

Un agosto ricco di novità musicali da ascoltare, dunque per questo piuttosto inusuale. Comodamente ozianti nei porti sicuri delle vostre case, languidamente rilassati in esotici rifugi estivi o dannatamente invischiati nella giungla della quotidianità, qui di seguito una selezione di dischi per rigenerarvi tra le vibrazioni più interessanti scovate questo mese per voi…

ALBUM 

ELECTRO

REEDALE RISE, Luminous Air (Kondi Records)

Quello di Simon Keat è un nome sul quale puntare per il futuro. Personalmente ho scoperto la sua musica tramite un ep pubblicato sull’ottima label italiana Where We Met, da lì ho poi approfondito il discorso per trovare una serie di brani electro, techno e deep house che giocavano tutto sulla stesura di corpi sonori in grado di mantenere in perfetto equilibrio visioni terrene e altre ultra-terrene, come in questo strepitoso album d’esordio per la Kondi Records, nel quale Keat sembra parlare a futura memoria unendo delle splendide sonorità acquatiche – che non possono non rimandare ai Drexciya – a delle dinamiche astratte perse tra beat di dilliana memoria e ad ambientazioni cosmiche sul modello della prima Interactive Communications.
La gestione dei tempi e degli spazi è eccellente, tutto suona dilatato, arioso e perfettamente equalizzato, in ogni brano si tende ad esaltare le sonorità scelte tenendo egregiamente il punto sulla melodia. Il risultato è un suono funk futuristico che filtra e rimodula ispirazioni passate per presentare un’interpretazione fresca e personale dell’electro più smooth e ambientale.
La sequenza dei brani è ben studiata e cresce con lo scorrere del tempo fino ad arrivare, nel terzo disco, a frequenze più oscure e viscerali con la bassline a insinuarsi tra le pieghe di quella che sarà senz’altro una delle colonne sonore di quest’estate 2018.

FOLK / EXPERIMENTAL / HOUSE

GROUND, Sunizm (ESP Institute)

La californiana ESP Records ha sempre puntato sulla ricerca di materiale avantgarde che sapesse avvicinarsi con rispetto sia alla dance, sia all’elettronica d’ascolto, collezionando musiche ogni volta ricche di tradizione, che non fosse possibile mettere in calderoni troppo facilmente categorizzabili. Non fa eccezione questo bellissimo album firmato Ground, sconosciuto produttore che la stessa etichetta descrive come nativo di Osaka ma con un animo nomade e pronto ad assorbire le più disparate influenze. Il suo è un caleidoscopio sonoro di gran pregio, una raccolta di sensazioni in cui utilizza tanto field recordings quanto campionamenti e parti suonate da zero, un flusso dove le percussioni hanno un grande spazio, siano esse riconducibili a ritmi africani o a più particolari vibrazioni orientali. Anche l’elemento natura ha il suo peso all’interno dell’album, dato appunto dai field recordings come da evocativi fermo immagine dei canti utilizzati. Un collage unico nel suo genere, che alterna momenti solo meditativi ad altri che accecano per la loro bellezza, e ad altri ancora durante i quali ci si abbandona al ritmo, danzando allo stesso tempo con corpo e mente.

ELECTRO / TECHNO

SONIC INSOMNIAC, Unconditional (Ourtime Music)

Arriva a quattordici anni dall’ultima emanazione questo nuovo Sonic Insomniac, addirittura sotto forma di album di debutto per questo progetto dello sconosciuto Dave Ball, che nei primi anni Zero uscì con cinque ep tra techno/idm ed electro per i quali oggi sarebbe necessario spendere qualche soldino. Dave ha poi continuato a essere attivo con lo pseudonimo D Ball, pubblicando altri tre ep per la Ourtime Music. L’attesa è ben ripagata da un album che concentra sul lato A i brani electro, in una sequenza che va da coordinate scientifiche ad altre horrorifiche, raccogliendo una gamma sonora di grandissimo pregio e buttando giù una serie di atmosfere che ricordano tanto The Exaltics quanto Arpanet ed il miglior E.R.P. nell’highlight del primo lato, ovverosia il brano “Starlight”). Ball si prende qualche concessione in più sul b-side, spingendo l’acceleratore nel brano d’apertura “Dunk’s Track”, per una sorta di deep-atmospheric techno per grandi viaggi, alternando poi esperimenti ambient a un altro grande brano electro come “Time Has Come”. Fate vostro Unconditional.

DOWNTEMPO / AMBIENT / SOUNDTRACK

SLOW DANCING SOCIETY, The Torchlight Parade Vol. I/II (Hidden Shoal Recordings)

Il prolifico producer americano Drew Sullivan assembla finalmente su vinile i due volumi di The Torchlight Parade, pubblicati precedentemente in formato digitale sul suo Bandcamp. Un viaggio variopinto dentro tutti i colori dell’elettronica, che partendo da un boost ambientale lambiscono in più punti riferimenti Berlin School, techno, downtempo ed electro, muovendosi anche lungo un range sonoro che parte da venature ’80 per arrivare ai giorni nostri.
Ogni brano è concepito come un piccolo gioiello descrittivo, che sembra aderire di volta in volta a un tema differente, ora con utilizzo di arpeggi acquatici, ora con affondi di chitarra elettrica o ancora con pad che decollano trasportando quei suoni in un sospeso ed impalpabile strato dell’atmosfera.

HOUSE

SUNSHINE JONES, Home (The Urgency Of Change)

Fondatore di uno degli act House più brillanti di sempre, quello dei Dubtribe Sound System, Sunshine Jones è oggi uno degli ultimi testimoni House in grado di trainare un certo classicismo verso il futuro. Questo è il suo quarto album solista da quando divise la propria strada (sia produttiva che sentimentale) da quella di Moonbeam Jones. Forse il suo album più spirituale e introspettivo, realizzato senza alcun utilizzo del computer con una serie infinita di macchine (listate all’interno del gatefold dell’edizione in vinile). Undici brani, un solo corpo House mutante che impersonifica diversi stati d’animo, scolpendo nella roccia dei solidissimi groove che vanno dal caldo abbraccio deep di “Morning Bananas” alla commovente melodia della title-track, passando per gli scorci ambientali di “Lelek” o per quelli psichedelici di “Running With Headhunters”, dando sempre l’impressione di un lavoro coeso e di grandissimo valore.

TECHNO / ACID

747, Paleo (Aquaregia)

Mi aveva impressionato con quel magico brano che è “Aurora Centralis” e ho continuato a tenerlo d’occhio seguendo le sue release: Ryan Chan, giovanissimo producer di Vancouver, finora si è autoprodotto sulla sua Aquaregia Records (nome che tributa un grandissimo del mondo Acid e House come Akin Fernandez, che ci regalò innumerevoli magie su Irdial Discs nei Novanta) e propone un sound acid-techno vecchio stampo condito da una sensibilità melodica molto fine ed emozionale. Questo è il suo album di debutto, un doppio vinile composto da otto bellissimi brani dai quali emerge una passione profonda per la techno più evocativa, oltre che un gusto eccellente nella composizione di sinuose partiture melodiche basate sull’utilizzo della bassline e di groove solidi come il marmo. Se questo è l’inizio, aspettiamoci grandi cose.

BALEARIC

HEAR & NOW, Aurora Baleare (Claremont 56)

Ricky L e Marcoradi, Umbria: il primo è lo storico dj di quello che è stato uno dei migliori club italiani, il Red Zone di Casa del Diavolo; il secondo è ancora dj per altre realtà locali. Uniscono le forze in questo progetto – che prende il suo nome dallo straordinario disco di Don Cherry – per comporre un solidissimo album di debutto licenziato dalla prestigiosa Claremont 56, la label di Paul Murphy da sempre molto sensibile a ritmi ed atmosfere dal sapore Mediterraneo.
Ed è proprio questa l’area d’azione di questo doppio lp, che concentra tutte le ispirazioni e i suoni che negli anni sono andati a definire la nuova corrente balearica: dall’iniziale accordo di chitarra della title-track, con i suoi risonanti echi balneari, passando per il groove disco di “Salsedine” e per i profondi beat di “Trasimeno”, tutto concorre a un crescendo denso ed articolato che in seguito si abbandona alle stramberie jazz-fusion di “Hirundo” per tornare deciso, ancora in chiave disco, su due brani come “La Marsa” e “Sabbia Magica”, prima di chiudere con le note atmosferiche di “Airone”. Nel genere, il disco dell’estate.

EXPERIMENTAL

R. GIRARDIN, Emotional Music (Palto Flats/Zero Grow)

Cibo per la mente quest’album firmato dal losangelino R.Girardin, ex membro degli Excepter, band con all’attivo una ventina di dischi prodotti a partire dai primi anni del 2000.
Dieci composizioni strumentali per synth pubblicate dalla Palto Flats in collaborazione con Zero Grow, una sorta di substrato minimale nel quale il musicista riversa l’humus di LA facendolo suonare come una sorta di art-pop astratto contaminato dal jazz e da certo folk tribale, il che – preso con le molle – ricorda l’approccio compositivo del giapponese Sugai Ken.
Aprite la mente e godetevi il viaggio.

 

HOUSE

BJØRN TORSKE, Byen (Smalltown Supersound)

Un curriculum da far invidia quello di Torske, non dimentichiamoci che debuttava con un bellissimo album per la stratosferica Ferox Records nel 1998, un percorso che lo ha portato a cimentarsi in lungo e in largo nel panorama dance, tenendo fede al groove e declinandolo di volta in volta a seconda delle ispirazioni. Alla base quel senso di malinconia che emerge sempre dalla musica degli artisti scandinavi, una sorta di ombra che imperversa, mai malevola, su queste intriganti composizioni elettroniche. Un musicista mai fermo che torna ora con un album che sembra un potente vaffanculo ad alcuni tentativi di rettifica dell’universo house, popolato da presunti “sperimentatori” che non hanno ben chiaro cosa significhi ragionare in modo costruttivo. La risposta del norvegese sta nel termine semplicità: groove cristallini, brani costruiti con eleganza e creatività inserendo i giusti riferimenti senza ostentare troppo, divagazioni ambientali di gran pregio e un senso compositivo fresco e originale che, unito al classico feeling disco-funk da lui amatissimo, dà vita a un nuovo magico capitolo di una discografia già di per sé importantissima.

EXPERIMENTAL

SYNTH SISTERS, Euphoria (EM Records)

Tornano le Synth Sisters dopo quel favoloso album di debutto che è stato Aube, pubblicato in prima battuta nel 2014 dalla Dovalife su cd per poi esser riscoperto e stampato su plastica nera dalla 17853 Records nel 2016 (recuperatelo se l’avete perso). Le due musiciste di Osaka riescono a ripetere la magia in questo nuovo viaggio dove il sound design è al solito pregiato: grandi ambientazioni per synth in una colorata tavolozza sonora che passa da arpeggi vorticosi e ipnotici ad ambientazioni cosmiche piene di suspense, per arrivare a una sorta di slow-techno travolgente con “Until The World Breaks Up” e giungere poi a un setoso approdo quasi new age in un finale dove a brillare è tutta la classe delle due. Cosa darei per assistere a un loro live.

SINGOLI

HOUSE

SCOTT GROOVES, E2-E4 Reframed (Natural Midi)

I detroitiani non dimenticano mai da dove sono venuti, d’altronde il manifesto Techno è sempre stato lì, ben visibile a tutti. In principio c’era una trasmissione radio sull’emittente locale WJLB-FM, attraverso le cui onde uno stregone che risponde al nome di Electryfying Mojo emanava le vibrazioni che fecero scattare la scintilla in tutti quei ragazzi (all’epoca poco più che adolescenti) che sono poi diventati gli artisti che oggi adoriamo e glorifichiamo. Ed è proprio durante quelle trasmissioni serali che il capolavoro E2-E4 di Manuel Göttsching veniva fatto fluttuare fino a raggiungere le radio e il cuore degli abitanti della Motor City. Oggi uno dei figli di quelle emanazioni, l’enigmatico producer Scott Grooves, tributa E2-E4 coverizzandola con una live band in 15 statuari minuti di jam tra il portentoso lavoro ritmico e percussivo di Alex White e Ryan Gates, che ne ridefiniscono le dinamiche, e degli arrangiamenti celestiali dello stesso Grooves, coadiuvato da Rafael Statin, che mandano letteralmente in fiamme la composizione originale, risvegliando l’umano benessere. È già un classico.

ACID / IDM

PLACID ONE, Hourglass (Nebulae)

Il belga Maximilien Vincent firma la sua seconda release con lo pseudonimo di Placid One sulla Nebulae, etichetta spagnola nata nel 2017 che ha già messo in giro un primo ep comprendente, tra gli altri, artisti interessantissimi come Cignol e Darren Nye. Dopo il grandioso esordio con C Balloon su Ransom Note (etichetta dell’omonima webzine), Vincent torna con altri quattro brani per questo Hourglass, che parte in pompa magna con l’electro vellutata di “Pygmalion”, una sorta di E.R.P in acido che sul finale si concede un vocal preso direttamente dall’a cappella di “Love Sensation” di sua maestà Loleatta Holloway. Si scivola poi nel liquido amniotico di “Azure”, altro brano electro dalle movenze slow e dal ritmo spezzato, il cui grande tappeto melodico sorregge ancora sample vocali e piccoli innesti sonori che impreziosiscono tutto. Il B-side scivola pian piano verso una chiusura ambient che è un ottimo atterraggio in conclusione di questo viaggio galattico.

HOUSE

E DAVD, Distant Sun (X-Kalay)

Vi sarete accorti che qualcuno è tornato a mettere un po’ di ciccia nei brani dance, e menomale, vista la carenza di contenuti alla quale siamo stati sottoposti in tempi ormai passati. Di questo E Davd non so nulla, se non che si presentò con un bellissimo biglietto da visita sulla sempre interessante Natural Sciences e che replica ora per l’altrettanto valida X-Kalay con cinque brani house che fanno il loro dovere alla grande, spostando l’asse dalla deep house all’acid più calda con scritture sempre originali e molto ben strutturate. Un ottimo senso del groove, linee di basso magistralmente incastrate in ogni contesto e partiture melodiche arrangiate con maestria. Musica che cerca intimità e corpi sudati: che sia giunto il momento di tornare nei club?

TECHNO

ORLANDO VOORN, Waveform Ahead (Body Works)

Infuocato 12” per il veterano Voorn, che fissa il punto sul grandissimo brano techno che dà il nome al lavoro in un’orgia galattica tra funk ed elettronica dal ritmo serrato, un vortice dalla potenza inarrestabile su di un’atmosfera retro-noir che a metà brano regala un guizzo nella memoria con l’innesto di alcuni suoni che sembrano presi in prestito dal suo capolavoro Format #1. Primi due remix affidati a uno dei produttori più originali del momento, Gary Gritness, che ne tira fuori altrettante interpretazioni in chiave electro: il primo in una squisita suite funkeggiante e melodica, il secondo in una tiratissima espressione ritmica minimale ed evocativa. Ultimo remix in chiave dub da parte dei cv313 ovvero Rod Modell e Stephen Hitchell, che chiudono in una bolla il tutto per garantire un atterraggio morbido alla navicella spaziale Voorn.

DEEP HOUSE / BREAKBEAT

MCGREGOR, Reality Ep (Depth Over Distance)

Nata dalle ceneri della community olandese SEKOIA, la Depth Over Distance arriva alle stampe con questo secondo ep firmato dallo sconosciuto McGregor, cinque brani in scaletta che viaggiano dalla deep house sognante di “Lightyears From You” (grande melodia e linea di basso) alle più minimali escursioni breakbeat di “Reality”, “Closer” e “Wanna E” per chiudere con l’intrigante affondo ritmico di “1997” che contiene anche un sample vocale da Lonely People di Lil Louis. Esercizi di stile.

ELECTRO / TECHNO

PRIVACY, New Product Ep (Klasse Wrecks)

Produttore di stanza a Berlino che da qualche anno butta giù groove massicci che stanno contribuendo a ridisegnare l’assetto electro in una chiave molto descrittiva senza per questo rinunciare a dinamiche esplosive. Ce lo conferma con questo New Product a partire dalla gigante traccia d’apertura, “Make Yr Transition”, chiaro tributo all’universo UR con tanto di sample incastonato su una bomba techno funk robotica senza compromessi. “Manchmal” e il resto dell’ep navigano in territori electrofunk alieni, notturni e cinematici, nei quali è un piacere perdersi con la mente.

 

AMBIENT / JAZZ

EEZU, Komorebi (JAP Records)

Dieci pollici italianissimo, siamo a Perugia dove Riccardo Tesorini, Eugenio Roccetti e Marco Ronconi, coadiuvati da tutta una serie di musicisti, danno vita ai sei brani contenuti in questo ep di debutto che li vede alle prese con un ibrido tra jazz ed elettronica molto ben realizzato. Siamo su quella linea di confine molto battuta da una label come la Compost, ed è lecito aspettarsi veramente di tutto. Il loro è un approccio gentile all’elettronica, un bioritmo scandito dal suono della batteria molto presente sul quale si sviluppano tutte le melodie, siano esse caratterizzate dal piano o da più avvolgenti sonorità analogiche. Per ognuno dei brani viene scelto un tema che traina l’intera composizione, di grande spessore il fraseggio tra basso e chitarra del brano “Floating Matter”, con la sua dinamica prog potentissima ed incisiva, come la magica atmosfera della conclusiva Remains, che avrebbe meritato uno sviluppo più lungo.

TECHNO / ELECTRO

AA.VV, Interstellar Groove Addictions Vol 1 (Metamorphic Recordings)

Dalla storica etichetta di Dan Curtin arrivano questi quattro brani per continuare a esplorare l’universo techno in tutte le sue possibili declinazioni. Come al solito quando parliamo di Curtin dobbiamo immaginare atmosfere dense di calore soul che trasuda da composizioni futuristiche. Ed è completamente centrato questo various artist che parte l’electro Stinsoniana di JEM con la sua “Emotional Discharge” per poi elevarsi in un volo techno con grandi pad a delineare la strada proposto da Jacksonville, mentre il padrone di casa Curtin vira verso un ibrido house-techno incantando con le sue tastiere. GOIZ chiude il disco con un brano tech-funk tirato e ultra dinamico. Un altro tassello del firmamento techno.

ACID / HOUSE

JARED WILSON, Local Slope Pros Only (7777)

Il produttore di Detroit torna sulla sua 7777 Records con un brillante ep che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, quanto sia anima e corpo con la materia acida. Wilson è un grande manipolatore di suoni e atmosfere, e riesce a comporre sempre brani originali e ricchi di pathos che flirtano meravigliosamente sia con la techno, sia con l’electro o l’house. E in questa occasione è una deriva sonora più morbida quella che viene assemblata mettendo in contrapposizione la stridula arroganza della bassline con un progetto sonoro più caldo e deep. “Everpressed” ne è l’emblematico esempio, una partenza in italo-house sembianza poi la bordata acida che non ti aspetti. Tutto l’ep viaggia su queste corde inizio ‘90 con la 303 a compiere voli radenti e a mettere il marchio di fabbrica su un gioiello dance da collezionare.

RIPESCAGGI

TECHNO / ACID / AMBIENT

SPACE TIME CONTINUUM, Fluresence Ep (Reflective)

Debuttò così il progetto Space Time Continuum di Jonah Sharp, uno dei grandi nomi dell’elettronica mondiale. Ep col quale battezzò anche la sua Reflective, etichetta con una visione molto ampia dell’universo elettronico, con un catalogo che spaziava dalla techno all’ambient, dalla trance alla jungle senza soluzione di continuità: un senso di libertà che era facile respirare in quei primi anni di esplorazioni.
Iniziò a farci viaggiare sin dal primo brano, la title-track, un’escursione ambient che prese il via nella più completa oscurità per intraprendere un percorso fatto di modulazioni e innesti sintetici in un crescendo di pathos e humus iridescente. “Trasmitter”, sul secondo solco, celebrava uno stato di edonistica psichedelia con l’acido a bagnare tutte le pareti della mente… “Drift” in b-side è pura Goa Trance allucinogena, un must nei set di Mixmaster Morris, mentre la conclusiva “Drug #6” è un gioiello techno-acid che riflette tutta quella libertà stilistica all’interno di un dancefloor. Indimenticabile.