MY BLOODY VALENTINE, mbv

mbv

Il mondo intero reclamava un nuovo album e Kevin Shields & soci hanno mantenuto la promessa. Ci hanno impiegato un bel po’ di tempo – le vicende le conoscete più o meno tutti – e se ne sono usciti con una manciata di pezzi (prima digitali poi in formato vinile) che ribadiscono quanto già espresso dalla band circa due decenni fa. Non a caso l’incipit sembra davvero provenire dalle sessions dell’epoca, e verrebbe pure da pensare al sacrosanto diritto di omogeneità espressiva con quanto pubblicato in passato. Questo, infatti, di per sé non è un grosso problema, anche se parecchi sarebbero i distinguo, a dire il vero: uno per tutti proprio quella continuità prima evocata, che condiziona un lavoro sì interessante, ma troppo legato a un dato periodo storico. Diciamolo per intero: il tempo passa per tutti, anche per i più grandi (loro lo sono stati per davvero), e non deve stupire quindi il fatto che mbv sia soltanto un compito ben svolto, con picchi di sicuro fascino, ma meno sorprendenti che all’epoca di Loveless.

A conti fatti e passata la pesante sbornia iniziale (di hype, critiche e soprattutto ascolti ripetuti dell’album in questione), rimane soltanto una serie di pezzi discreti: “Only Tomorrow” sembra John Lennon che vaga per le strade di New York alla ricerca del santino perduto di Phil Spector (il che poi non è male come ipotesi…), dunque voce diafana, muri di chitarre in larga parte con le accordature volutamente sbilanciate e pesante sensazione di déjà vù. Il discorso continua e migliora con “Who Sees You”, tra batteria pestona e afrori Beach Boys, come un pezzo surf senza l’oceano e affogato nella trielina. In altre parti fanno capolino la innocua “New You” o altri in odor di 4AD primo periodo (l’eterea doppietta di “Is This And Yes” e “If I Am”), con alla voce Bilinda Butcher. Con “Nothing Is”, invece, la temperatura sale in maniera inaspettata e le acque si intorbidiscono: il brano, che vale quasi da solo l’intero prezzo del biglietto, è un lungo motorik dalle sembianze techno, che rasenta addirittura impreviste pose metalliche. Quella dei My Bloody Valentine, dunque, sembra una sorta di irridente pantomima degli schemi musicali, che dimostrano di saper mettere in pratica con scioltezza innata. La stessa sensazione di sberleffo si ravvisa pure nella finale “Wonder 2”, con il rumore delle chitarre avvolto nell’effetto elicottero che tutto fagocita, e le celestiali voci in lontananza a fare da coro a un’impresa piuttosto complicata da portare a termine, ed in fin dei conti non propriamente originale.

Tracklist

01. She Found Now
02. Only Tomorrow
03. Who Sees You
04. Is This And Yes
05. If I Am
06. New You
07. In Another Way
08. Nothing Is
09. Wonder 2