EMERALDS, Just To Feel Anything

Just To Feel Anything

Sono passati due anni buoni dall’ultima uscita sulla lunga distanza del trio con base a Cleveland formato da Mark McGuire, John Elliott e Steve Hauschildt (quest’ultimo con un lavoro solista fresco fresco di stampa, dal titolo Sequitur, licenziato dalla Kranky il mese scorso). Di conseguenza, la curiosità tra i fan degli Emeralds per questa nuova fatica discografica, come di consueto curata dalla viennese Editons Mego, era di sicuro alta, complice anche l’hype – pericolosamente sopra i livelli di guardia – che accompagna l’attività del gruppo fin dagli esordi, qualcosa che è stato generato da dischi per etichette quali la Hanson Records di Aaron Dilloway o Ecstatic Peace di Thurston Moore, fino ad arrivare a quel famigerato What Happened che la No Fun Productions (del sempre lungimirante Carlos Giffoni) ha pubblicato nel 2009, inaugurando così uno sdoganamento – all’interno degli ambienti noise – di certe sonorità ritenute fino ad allora neppure pronunciabili, tanto facevano rabbrividire una serie di eroi del mondo rumoroso più o meno integralista.

Ed eccoci al punto. Al di là dell’hype, degli sdoganamenti e delle etichette più o meno di culto, cosa arriva all’orecchio mettendo sul piatto Just To Feel Anything? New Age? Chill Wave? AOR? Ambient? Pop elettronico di fattura vagamente kraut che scorre via sereno e innocuo come quei vecchi filmati in chroma key – anche loro inspiegabilmente sdoganati – che andavano tanto di moda qualche annetto fa? L’ennesima versione levigata del Carpenter autore di colonne sonore (che sarebbe già un bel traguardo)?

Beh, diciamo che c’è un po’ di tutto questo… e poco altro. I sette brani in questione sono acqua fresca, non producono in effetti alcuno scossone che possa in qualche modo porli al di sopra della miriade di produzioni simili che affollano il sottobosco – e a quanto pare anche il soprabosco – musicale odierno: quadretti ambient spompati (“The Loser Keeps America Clean”), pad plasticosi e chitarre flangerate in bella evidenza (“Before Your Eyes”), colonne sonore per videogiochi coin-op (“Adrenocrome” e “Just To Feel Anything”), svenevoli vezzeggiamenti chitarristici senza capo né coda (“Through & Through”), arpeggiatori fuori controllo e drum-machine programmate con il glorioso Amiga 500 (“Everything Is Inverted”). Insomma, non se ne esce vivi. Fortunatamente hanno avuto il buon gusto di non cantarci su. Immaginate per un momento se lo avessero fatto, e poi sappiatemi dire. Aggiungete inoltre che tutta l’operazione è portata avanti con una seriosità che si allontana parecchio dalla più onesta e godibile “dichiarata devozione” di operazioni solo per certi versi simili come, ad esempio, quella del duo francese Zombie Zombie. Detto questo, non so se – e in che misura – le aspettative dei fan del gruppo siano state soddisfatte. Quelle mie no di certo. Dite che si era capito?

Tracklist

01. Before Your Eyes
02. Adrenochrome
03. Through & Through
04. Everything Is Inverted
05. The Loser Keeps America Clean
06. Just To Feel Anything
07. Search For Me In The Wasteland